“Promettimi tre cose: che continuerai ad amarmi e non ti risposerai, che crescerai i nostri figli come un padre e non come un re, e che farai in modo che l’umanità ricordi per sempre il nostro amore”. Mumtaz Mahai, mentre stava morendo ad Agra per un’emorragia dovuta alla nascita del loro quattordicesimo figlio, chiese questo al suo sposo, l’ imperatore moghul Shah Jahan.
Mumtaz Mahai era bella e intelligente, consigliava l’Imperatore anche su questioni di rilievo con sagacia e discrezione, e i due erano innamoratissimi, nonostante l’imperatore avesse altre mogli ed un’infinità di concubine, come era d’uso.
L’imperatore in lacrime promise, e sconvolto e quasi impazzito per la morte dell’amata sposa, decise di costruire per lei ad Agra il monumento funebre più bello che si potesse ricordare sulla faccia della terra.
Chiamò architetti, artisti e artigiani da tutto il mondo conosciuto, principalmente dalla Persia, ma anche dalla Cina, da tutta l’Asia centrale e persino dall’Italia, profuse tutte le sue immense ricchezze, e alla fine si delineò il progetto del meraviglioso, incomparabile Taj Mahal.
Taj Mahal, simbolo d’amore eterno
Per costruire il Taj Mahal vennero utilizzati i materiali più preziosi dai quattro angoli della terra: candido marmo cristallino indiano, diaspro del Punjab, giada dalla Cina, lapislazzuli dell’Afghanistan, zaffiri dello Sri Lanka, turchesi del Tibet. Vennero impiegati 20.000 uomini e 1000 elefanti.
Dopo 22 anni sul cielo di Agra si stagliava la candida sagoma del Taj Mahal, alta 69 metri, una trina di marmo, pesantezza e leggerezza insieme, con i suoi archi ogivali e le sue cinque cupole, e i minareti con una sapiente inclinazione che li fanno apparire da lontano perfettamente diritti.
Davanti un giardino con una grande vasca d’acqua in cui si riflette la sagoma del Taj Mahal, a cui si accede per un imponente portale, e ai due lati gli edifici simmetrici della moschea e del jawab, tutti in arenaria rossa.
Accedendo dal grande portale rosso all’area del giardino, si viene improvvisamente trasportati in un’altra dimensione. La sagoma del Taj Mahal, quasi tremolante sullo sfondo, sembra un miraggio irreale. Man mano che si incede il Taj Mahal acquista consistenza, incombe imponente e attira a sè, ci si sente piccoli piccoli davanti a quella nuvola bianca.
Ai suoi piedi si lasciano le scarpe (sovracalzini sono gentilmente offerti nel biglietto) e si entra nell’ambiente ombroso ottagonale dell’interno che ospita la tomba di Muntaz Mahal e dell’imperatore. Qui il bianco assoluto cede lo spazio ad un incredibile lavoro di intarsio nella pietra di fiori e motivi ornamentali nei materiali policromi preziosissimi che ho citato. L’ambiente ottagonale è poi replicato in altre sale ottagonali che circondano la sala principale.
Si sfila in silenzio in questo mosaico meraviglioso che ricorda per sempre l’amore di Muntaz Mahal e Shah Jahan. Davvero l’imperatore ha adempiuto alla sua promessa e ha realizzato un’opera tale da essere non solo inserita nel patrimonio umanità UNESCO, ma anche da essere stata eletta a ragione una delle sette meraviglie del mondo moderno.
Il fatto è che se uno non la visita, dalle fotografie non riesce ad immaginarsela, non prova quel batticuore nel sentirsi all’ombra di qualcosa di immenso e l’ulteriore emozione di avvicinarsi e vedere che quell’immensità bianca è tutta un pizzo leggero nello stesso tempo.
Shah Jahnan non era ancora soddisfatto. L’amore per la sposa scomparsa ormai era l’unico scopo della sua vita, e una volta terminato il Taj Mahal si sentiva svuotato. Progettò di costruire dall’altra parte dell’ansa del fiume un monumento speculare al Taj Mahal, tutto nero, come sua tomba, e di unire i due edifici con un ponte d’oro.
Il figlio lo prese per pazzo, lo depose, e lo fece rinchiudere in una torre del suo palazzo che si affacciava sul Taj Mahal, dove trascorse gli ultimi i giorni della sua vita, almeno ad ammirare, sia pure da lontano, la bellezza del capolavoro che aveva fatto realizzare.
Il Forte Rosso e gli scoiattolini di Shiva
Certo la sua vita da prigioniero era ben diversa da quella che Shah Jahnan aveva fatto nei suoi giorni d’oro insieme a Muntaz nella sua residenza imperiale, dall’altra parte del fiume, nel Forte Rosso.
Ha lo stesso nome del Forte di Delhi, perchè costruito in arenaria rossa, ma è molto, molto più bello, e merita di essere stato nominato patrimonio UNESCO. Agra ha due monumenti così diversi e così belli a distanza di soli 2,5 km!
Il forte rosso è molto grande, e nel momento del suo massimo splendore arrivò a contenere oltre 500 edifici. Oggi rimangono una trentina degli edifici moghul di arenaria rossa, oltre ad alcuni di marmo bianco fatti costruire da Shah Jahnan. Oltre che da forte serviva da residenza degli imperatori, che qui avevano stanze ufficiali ed altre dedicate ai piaceri della vita privata.
Dall’alto del forte si gode una splendida vista sul verde che lo circonda e che un tempo era una foresta popolata di tigri ed orsi, e sull’ansa del fiume Yamina, che delinea un paesaggio idilliaco sul cui sfondo si staglia il Taj Mahal.
Nello stesso tempo il forte è inespugnabile. La sua maestosa porta d’accesso di Amar Singh è fornita di un ponte levatoio sul fossato, con un sistema non di carrucole ma di rotolamento di pietre che lo fanno alzare di scatto in caso di pericolo.
Tra le particolarità delle raffinatezze della vita di corte nel palazzo-forte, la sala finemente decorata dove l’imperatore faceva il bagno con le sue concubine, con piccoli specchi convessi che riflettevano la luce delle candele e un sistema di acqua vaporizzata che rinfrescava l’ambiente nelle calde giornate d’estate. Mi ha incantato la biblioteca, naturalmente oggi possiamo vedere le sole mura, ma mi posso immaginare il doppio piacere di leggere seduti su tappeti e cuscini di un ambiente così bello e raffinato. Ci sono le stanze d’estate, ventilate e fresche, e quelle d’inverno, che trattengono il calore.
C’è il Khas Mahal, torre-palazzo dove finì i suoi giorni prigioniero Shah Jahnan, la stessa, per ironia della sorte, dove si dice avesse da giovane incontrato la sua amata Mumtaz. Il palazzo di Mumtaz è il Mussaman Burj, è piccolo ma è un gioiellino intarsiato di pietre dure.
Il forte rosso rivaleggia per imponenza in tutta l’India solo con il forte Amber di Jaipur, a voi la scelta di quale sia il più bello.
Eppure, un po’ mi vergogno a dirlo, sapete che cosa mi ha colpito di più del Forte di Agra? le centinaia di deliziosi scoiattolini indiani, piccolini e dalla folta coda, con le caratteristiche cinque strisce nere sulla schiena (secondo la leggenda dono di una carezza di Shiva) che ne sono i veri padroni, e che pur mantenendo la natura selvatica sono piuttosto socievoli, basti pensare che sono venuti a bere dalle nostre mani e uno si è perfino infilato con la testa nella nostra bottiglietta.
Il piccolo Taj
Ad Agra esiste un altro mausoleo, molto simile nello stile al Taj Mahal tanto da essere chiamato “il piccolo Taj”, e molto affascinante nella sua raffinatezza, anche se non lascia sbalorditi come quello per le proporzioni e l’atmosfera: è la tomba del primo ministro dell’imperatore Jahangir, I’tiamad-ud-Daulah.
Come dietro al Taj Mahal anche dietro al Piccolo Taj sta una vicenda di amore, questa volta a tinte fosche. Jahangir, figlio dell’Imperatore moghul Akbar, si era innamorato della bella Nur Jahan, figlia del suo primo ministro I’timad-ud-Daulah; tuttavia l’imperatore osteggiava questo amore perchè puntava ad un’alleanza politica con i forti marajà tramite un matrimonio combinato; così spedì il figlio a combattere ai confini dell’Impero.
Nur Jahan sposò il capo dell’esercito, e al ritorno anche Jahangir sposò la donna voluta dal padre, entrambi ebbero figli da questi matrimoni. Ma alla morte dell’imperatore Jahangir ascese al trono, e nel ricevimento dei notabili riconobbe il suo antico amore al fianco del capo dell’esercito, fece uccidere il marito di lei ed eliminò anche la propria moglie, e sposò finalmente la sua fiamma di sempre.
Nur Jahan doveva essere molto bella, se è vero che l’ imperatore se ne innamorò perdutamente sollevandole il velo, ma anche una buona affabulatrice e una donna carismatica, certo un tipo deciso, basti pensare che andava sempre a caccia con il marito e si narra che avesse ucciso 4 tigri con 6 colpi di fucile. Si occupò, unica imperatrice moghul, di affari di stato tanto da essere considerata la vera detentrice del potere imperiale, teneva giudizio e sottoscriveva gli atti col sigillo imperiale a lei concesso.
Fu lei a commissionare questo bellissimo monumento funebre per il padre, che ospita anche i suoi figli del primo matrimonio nelle sale laterali.
Nel mausoleo, come nel Taj Mahal, sono molto belli gli intarsi in pietre dure nel marmo bianco, e questa è un’arte che si tramanda ad Agra ancora oggi. Visitiamo un laboratorio di intagliatori della pietra. Con la stessa tecnica dei costruttori del Taj Mahal continuano a lavorare il marmo cristallino e ad intarsiarlo con pietre dure semipreziose provenienti da diverse parti del mondo. La loro abilità è tale che manualmente e senza forme, ma solo con l’esperienza, realizzano i piccoli pezzi, quasi da mosaico, con cui comporre l’intarsio. Alcune realizzazioni, come i grandi tavoli intarsiati di marmo sono dei veri e propri capolavori.
Ancora un po’ di romanticismo
Dopo il kaos di Delhi L’immersione nella bellezza che Agra mi ha regalato è stata salvifica.
Il Taj Mahal è il Taj Mahal,se sei ad Agra non ti basta mai, perchè da ogni angolazione e ad ogni ora del giorno offre nuovi scenari suggestivi. Si può inquadrarlo sfumato a distanza dalle torri del Forte Rosso, si può fotografarlo riflesso sull’acqua del giardino, o dietro all’ansa del fiume che lo abbraccia, con il rosso del sole che lo avvolge da dietro e ne esalta i contorni al tramonto, con l’alba che gli dona sfumature rosate.
E si può anche ripercorrere la sua storia d’amore a teatro. Sarà anche molto turistico, ma lo spettacolo che ogni sera è rappresentato in un teatro dall’antica struttura rossa di tutto rispetto, è molto gradevole. La musica tradizionale, la recitazione da soap opera che si può seguire anche tramite cuffie in italiano, le danze tipiche un po’ in stile Bollywood, il lancio finale sul pubblico di palloncini dei colori della bandiera indiana con l’immagine del Taj Mahal e le foto ricordo con Mumtaz sono di un kitch imperdibile, buono per sdrammatizzare così tanto romanticismo.
Confesso la mia profonda ignoranza, ho sempre creduto che fosse un semplice monumento religioso e niente di più. La storia che cela dietro quell’incredibile maestria architettonica mi ha commossa profondamente, e mi ha fatto venire voglia di spingere in cima alla mia lista dei viaggi Agra. Complimenti per l’emozione con cui hai raccontato tutto ciò, non è cosa da poco!
Una “nuvola di marmo”: che immagine bellissima! In tre parole hai descritto perfettamente il Taj Mahal, è incredibile la forza espressiva di questa definizione. Non l’ho mai visto, ma lo immagino così: una nuvola di marmo.
Fino a qualche tempo fa l’India per me era uno di quei posti che pensavo non avrei mai visto, per mia volontà. Era “troppo” per me. Ma da qualche mese ho in mente l’India come non avrei mai pensato prima. La sogno e vorrei realizzare questo sogno nel 2020. Spero di vederla con i miei occhi quella “nuvola di marmo”. Bell’articolo!
Il significato di questo luogo lo rende ancora piu’ incredibile. Simbolo di un legame che va oltre quelle che per noi sono relazioni sane. Eppure dovevano essere davvero innamorati l’uno dell’altra. Lei, vista la promessa che gli ha strappato in fin di vita, e lui visto cio’ che le ha dedicato!
Non conoscevo la storia di questo monumento, confesso. Ora devo dire che mi piace molto di più. Pensavo che fosse un monumento religioso e non immaginavo che fosse invece un “simbolo” d’amore.
Non avevo idea che il costruttore di una cosa così meravigliosa e pura fosse stato deposto dal figlio e rinchiuso nel Forte Rosso. Grazie, non conoscevo questa storia e mi hai incuriosita parecchio. p.s. anche io avrei ammirato di più gli scoiattoli XD
Uno dei luoghi più famosi dell’India e devo dire che è davvero bellissimo ! Spero di vederlo un giorno!
Sogno di visitare questo posto da sempre. Lo trovo bellissimo! Non conoscevo tutta la storia, ed è stato davvero molto interessante leggerla. Il simbolo dell’amore eterno, così romantico!
Hai davvero raccontato questi luoghi. È meraviglioso scoprire le storie dietro i monumenti, sia che si tratti di storie belle, sia che siano brutte. E l’India diventa un luogo ancora più affascinante
Mi chiedo se prima o poi riuscirò a visitarlo, è tra i miei sogni e credo che se lo realizzerò sarò da sola in viaggio. Conosco la sua storia e mi ha affascinato da sempre.
Gli scoiattolini indiani sono adorabili! Mi piacerebbe visitare il Taj Mahal anche se credo si debba andare presto per evitare la folla di turisti e persone in posa instagrammabile. Mi piace anche molto il forte rosso!
L’India mi intriga, in particolare vorrei tanto vedere il Taj Mahal, ma allo stesso tempo sono terrorizzata dall’umanità che c’è in India e ho molta paura che sia uno di quei viaggi da cui non ci si riprende più per ceri versi.
Un luogo da sogno, che non ho mai visitato, ma che ha sempre avuto un fascino particolare nella mia mente. Chissà se prima o poi riuscirò a vederlo dal vivo?
Sempre commovente la storia d’amore che sta all’origine di questo bellissimo monumento. Solo per il suo valore simbolico di inno all’amore andrebbe visitato ma deve essere anche stupendo nella sua struttura e la tua descrizione di “nuvola di marmo” è bellissima perchè racchiude l’idea di leggerezza che sembra stridere con il materiale. Invece i ricami che gli artisti dell’epoca sono riusciti a fare nella pietra sono eccezionali.