Il monastero di Arkadi è stata la prima tappa del mio viaggio a Creta. Si trova tra Heraklion e Retymno, da cui dista solo 22 km, a circa 500m sul livello del mare. Tra tante spiagge da sogno e splendide cittadine veneziane, iniziare la conoscenza dell’isola con questa piccola deviazione dalla costa verso l’interno tranquillo e roccioso di paesini di pastori e coltivatori di olivi, non è stata una scelta casuale, ma un pellegrinaggio ad un luogo doppiamente sacro.
Il monastero di Arkadi è sacro prima di tutto perchè storico importante centro religioso, risalente all’epoca veneziana, di cui conserva la bella architettura tipica, fusa con le forme tradizionali del culto ortodosso, ma forse con radici ancora più antiche.
Secondo una tradizione infatti Arkadi sarebbe stato fondato dall’imperatore romano Arcadio, o da un certo monaco Arcadio a cavallo dell’anno mille. Certo è che durante l’epoca veneziana la biblioteca del monastero raccoglieva moltissimi importanti e rari testi, mentre i suoi laboratori erano divenuti famosi per i ricami in oro e per i preziosi paramenti sacri che vi venivano tessuti.
Ma il monastero di Arkadi è sacro anche perchè lì avvenne un episodio eroico e drammatico che è considerato il simbolo della resistenza patriottica cretese contro il dominio turco e ci fa comprendere quanto forte sia sempre stata l’anima greca e cristiana del popolo cretese.
Creta ha soggiaciuto all’occupazione turca a partire dal 1645 per due secoli e mezzo, durante i quali i cristiani cretesi subirono grandi persecuzioni e discriminazioni e a più riprese l’incessante rivolta fu sempre repressa nel sangue. Dopo la creazione dello stato greco nel 1840, la ribellione dei patrioti cretesi si intensificò, nella speranza di poter giungere alla liberazione dell’isola e al ricongiungimento alla madrepatria. Tuttavia il risorgimento cretese non portò agli esiti sperati, i ribelli furono sconfitti, e gli ultimi di loro furono braccati e massacrati dai turchi.
Nel monastero di Arkadi il 7 novembre 1866 avvenne un episodio che non cambiò nell’immediato le sorti della rivolta, ma diede una potente scossa all’opinione pubblica di tutta Europa sulla condizione di Creta e creò i presupposti per il lento processo di liberazione dell’isola. Il grande scrittore Victor Hugò fece conoscere questi drammatici avvenimenti al mondo con un articolo appassionato a cui era impossibile rimanere insensibili.
Questi i fatti: nel monastero di Arkadi si erano rifugiati 964 greci, presi d’assedio da 16.000 turchi. La struttura fortificata del monastero ben si prestava alla resistenza armata ma le forze erano impari. Gli uomini combatterono eroicamente, dotati solo di pochi fucili contro l’artiglieria pesante dei turchi, per ben due giorni, prima di essere sterminati. Gli occupanti entrarono nel monastero uccidendo chiunque, fino a che rimase l’ultima sacca di resistenza, 343 persone , in gran parte donne con i loro bambini, contadine dei vicini villaggi, barricate nel punto più remoto del monastero, il magazzino delle polveri.
Mentre i turchi stavano per sfondare, gli occupanti presero un’eroica estrema decisione, e ne affidarono l’esecuzione al sacerdote ottantenne che era con loro: per non cadere vivi in mano turca, con una candela diedero fuoco alle polveri e si fecero saltare in aria.
In questo luogo, parzialmente ricostruito poi dopo l’indipendenza cretese, non vi sono monumenti altisonanti e retorici. Ci sono le nude pareti di pietra che hanno per tetto il cielo, le sagome disegnate in bianco e nero dei martiri con davanti il prete che eleva la croce, che quasi si confondono con la parete del magazzino, e un piccolo ceppo-altare con una lanterna e una pisside. Tutti sanno e non c’è bisogno di altro.
Oggi il monastero di Arkadi è un luogo di memoria e di bellezza, dove la natura rigogliosa mischia i suoi colori forti, il verde dei cipressi, il fuxia delle bouganville e le mille sfumature dei fiori, con le mura secolari del convento che circonda la chiesa. Simpatici e domesticissimi gatti si aggirano da padroni e volentieri si fanno prendere in braccio.
Ma tra i verde degli alberi c’è il tronco di un cipresso secolare che fu testimone e vittima degli scontri del 1866. Nel suo tronco bruciato, che si eleva spoglio sul lato sinistro della chiesa, quasi a forma di croce, è ancora incastrato e visibile un frammento dei colpi di artiglieria turchi di quei drammatici giorni.
La chiesa che costituisce il cuore del monastero è detta “Katholikon”, dedicata alla Trasfigurazione di Nostro Signore, a San Costantino e a Sant’Elena. L’attuale chiesa è del 1587, ma c’era una chiesa più antica sul luogo. La chiesa è al suo interno solenne e semplice ad un tempo, e presenta una bella iconostasi con scene bibliche, santi ed angeli, e diverse antiche icone molto venerate.
Si può visitare il refettorio dei monaci, le antiche celle piccole ed essenziali, i corridoi porticati che durante la rivolta furono usati come ospedale da campo, ed immaginarsi la fervente vita religiosa ed il viavai di pellegrini che caratterizzava il monastero. Un pjccolo museo mostra oggetti sacri e soprattutto una ricca collezione di icone del monastero.
Sulla via del ritorno vi consiglio di non scegliere la strada più breve che porta subito alla costa, ma di percorrere la stradina più antica e tortuosa che passa per un piccolo paesino tradizionale, Amnatos, patria di un’eroina del martirio di Arkadi, alla quale è eretto un monumento;
Il luogo è abitato dall’antichità, vi era un insediamento minoico, oggi ci sono alcune cose degne di visita, la chiesetta di San Nicola, il museo del folklore, un museo di storia dell’educazione greca, una casa veneziana con la scritta sul timpano “initium sapiente timor Domini”, una taberna con fuori i tavoli di legno ricavati da vecchi portali ricoperti di vetro, dove ci sarebbe piaciuto rimanere ad assaporare una cucina genuina cretese; ma è in generale l’atmosfera fuori dal tempo che rende questo posto delizioso.
Tutta questa zona nei dintorni di Arkadi è pittoresca e naturalisticamente molto bella, e se volete prendervi una giornata lenta, vi imbatterete in tanti piccoli affascinanti posti, come il villaggio di Margarites, dove vi sono laboratori e negozi di ceramica tradizionale, e le omonime gole dove si può fare trekking tra ruscelli e rocce, fino ad una chiesetta costruita sul fianco della montagna, o il borgo di Kapsaliana con il museo dell’ulivo o l’antico insediamento di Pikri e la necropoli di Eleftherna: una Creta autentica e incontaminata che sarà una vera scoperta.
Che luogo ricco di storia, tradizione, cultura! Complimenti, perchè ci hai descritto questo monastero e ci hai raccontato la storia che lo avvolge in una maniera chiarissima ed affascinante!