Nel precedente post abbiamo scoperto in compagnia di un gruppo di scrittrici di viaggio appartenenti alle Travel Blogger Italiane una selezione di testimonianze dell’antica Roma in Europa. Continuiamo qui il nostro viaggio insieme ad altre travel blogger ancora più lontano, nel nord Africa e nel vicino Oriente.
Nel 2019 un interessante studio scientifico effettuato dall’Università La Sapienza di Roma insieme all’Università di Vienna e all’Università Americana di Stanford, ha analizzato il dna di molte antiche sepolture di Roma, confrontandolo con i dati storici disponibili delle conquiste e dei flussi commerciali nelle varie epoche imperiali, e ne è emerso un dato singolare: il 68% del DNA di coloro che vivevano a Roma in età imperiale è costituito non da stirpi italiche ma da etnie provenienti dal vicino Oriente. Siria, Iraq, Giordania, Egitto, Anatolia, Tunisia…vi immaginate quale melting pot poteva essere Roma?
Il punto di equilibrio stava però nel fatto che i flussi migratori non erano a senso univoco. Era Roma che aveva esportato la sua cultura lungo le coste africane ed in tutto il Mediterraneo orientale e che in qualche modo si riprendeva, in un rapporto osmotico, il frutto della romanizzazione operata in un così vasto impero.
La provincia romana d’Africa, poi chiamata Africa Proconsolare, ebbe il suo primo nucleo a Cartagine conquistata dopo le guerre puniche, e si estese verso la Tunisia fino ai confini del deserto, e fino alla costa orientale dell’Algeria e a quella occidentale della Libia. C’era poi la provincia d’Egitto, e quella di Cirenaica e di Tripolitania. In tutta l’Africa romana fervettero i commerci e le opere ingegneristiche idrauliche, grandi dighe, cisterne e sistemi di irrigazioni, resero fertili e ricche le terre semidesertiche, tanto che il nord Africa era chiamato “il granaio dell’Impero”.
E allora noi partiamo proprio dalla presenza romana nel nord Africa. Prima di dare la parola alle Travel Blogger Italiane, vorrei rapidamente mostrarvi due luoghi secondo me imperdibili per la scoperta del mondo romano in Africa: Cartagine e Leptis Magna.
CARTAGINE, Tunisia
Gli storici ci narrano di un odio tanto profondo maturato dai romani nei confronti dei cartaginesi, che una volta conquistata la città, nel 146 a.C., essi la rasero al suolo e sparsero il sale perchè mai più nulla potesse crescerci. In realtà i romani erano molto più pratici, e non pensarono minimamente a buttare via un meraviglioso porto naturale ed un punto strategico per il commercio nel Mediterraneo: si limitarono ad alzare il livello del suolo riempiendolo delle rovine della città punica, per costruirvi sopra la nuova Cartagine romana, che è quella i cui scavi oggi possiamo visitare.
Le terme di Antonino erano le più grandi terme romane del nord Africa, e sono conservate molto bene, con fregi e mosaici, tubature e sistemi di riscaldamento. Si può percorrere il parco archeologico attraverso le strade romane con il loro lastricato.
Sono conservate delle belle ville dei ricchi romani cartaginesi, che nel corso del 1900 sono state restaurate pesantemente, dove ancora possiamo ammirare sculture e mosaici. Vi è un odeon dedicato alla musica e un grande teatro ancora usato per le rappresentazioni, un anfiteatro e un circo (cioè un ippodromo). C’è l’acquedotto dalle alte arcate che portava in città l’acqua di fonte, e ci sono le cisterne per la conservazione dell’acqua. Ci sono i resti di ben quattro basiliche, di cui alcune passate al culto cristiano, che qui si diffuse rapidamente.
Il museo archeologico di Cartagine è davvero ricco e offre testimonianze importanti dell’intera storia di questa città, permettendo di esplorare i reperti della Cartagine punica che giace sepolta sotto lo strato romano.
Ciò che più mi ha emozionato è stata la visita del porto, anzi dei porti militare e commerciale. Il porto militare era uno straordinario bacino circolare con al centro un isolotto artificiale che serviva da comando navale, il porto commerciale era un grande bacino rettangolare. Sono i porti da cui arrivavano a Roma quei fichi ancora freschi con cui Catone si presentò in senato ad ammonire i romani di quanto la potenza cartaginese fosse vicina e pericolosa, i porti da cui partirono le navi di Annibale, quelli davanti ai quali si svolse l’assedio romano di Scipione Emiliano, a seguito del quale la città fu distrutta.
Dalla collina di Byrsa il panorama è ampissimo sul sito di Cartagine, sul porto e su tutto il golfo di Tunisi. Mi piace immaginare qui Scipione l’Emiliano che gli storici ricordano in lacrime vedendo Cartagine, così ricca e potente, rasa al suolo, pensandolo presagio di ciò che un giorno sarebbe accaduto a Roma stessa.
Sono stata a Cartagine, che sorge alle porte di Tunisi, quando ancora non vi erano segnali di pericolo terroristico; i gravi attentati in Tunisia del 2015 hanno segnato un forte rallentamento al turismo, ma la Tunisia sta facendo di tutto per garantire la sicurezza e credo che Cartagine, patrimonio UNESCO dal 1979, sia uno di quei luoghi per gli amanti della storia, che non possono non essere visitati.
LEPTIS MAGNA, Libia
E’ doveroso citare tra le principali testimonianze della civiltà romana in africa Leptis Magna, in Libia, per due motivi: innanzi tutto perchè è la città natale dell’unico imperatore romano di origine africana, Settimio Severo, e poi perchè le sue rovine, che sono le più impressionanti d’Africa, sono rimaste sepolte sotto la sabbia per oltre 2000 anni e sono state disseppellite a partire dagli anni ’20 proprio da archeologi italiani.
Leptis Magna è anch’essa come Cartagine una città portuale di origine fenicia, fondata intorno al 1000 a.C. e diventata fiorente grazie ai commerci. Durante l’epoca romana era un porto importantissimo, da dove partivano per Roma le merci delle regioni subsahariane, ed in particolare animali feroci per gli spettacoli, metalli e pietre preziose, spezie, ma anche schiavi.
Dalla sabbia sono emersi un enorme anfiteatro, le terme, il foro ed il mercato, fianco a fianco le abitazioni dei ricchi romani e dei nord-africani romanizzati. Il porto è ancora in gran parte sepolto dalla sabbia, insieme a tante altre parti della città che potranno in futuro donarci l’emozione di chissà quali nuove scoperte. Purtroppo la situazione libica ad oggi è tale da non garantire la sicurezza minima per poter visitare questo eccezionale sito.
VOLUBILIS, Marocco
Teresa, blogger di Nonni Avventura, ci guida a scovare una formidabile testimonianza della civiltà romana in Marocco, la città di Volubilis.
Teresa, ci porti in un luogo romano al centro dell’itinerario delle città imperiali del Marocco… “Volubilis è una tra le tante testimonianze della antica civiltà romana nel mondo. Essa è probabilmente il sito archeologico più famoso del Marocco. Esso fu fondato dai Romani nel momento in cui l’Impero Romano raggiunse la sua massima espansione. Per la sua bellezza e importanza, l’Unesco l’ha inserita nella sua lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità.
Si trova sulla strada che congiunge le città imperiali di Meknes e Fez, a circa 67 chilometri da quest’ultima.
La storia di questo sito è abbastanza semplice: fu fondata dall’Imperatore Augusto come centro amministrativo della provincia. Lentamente, gli abitanti di Volubilis cominciarono ed abbandonarla e questo segnò l’inizio del suo decadimento. Infine, essa fu rasa al suolo da un terremoto nel 1755.”
C’è molto da vedere a Volubilis? “Degli accurati scavi archeologici hanno riportato alla luce i resti di questo piccolo gioiello. In realtà, oltre la metà del sito giace ancora sotto le macerie, ma ciò che si può vedere di Volubilis è estremamente affascinate.
Quello che stupisce i visitatori è la tecnica ingegneristica su cui si basano alcune opere, come per esempio la rete fognaria e quella idrica.
Tra le rovine, spiccano quelle di alcuni palazzi in particolare. Tra questi, sono particolarmente importanti la Casa dell’acrobata, la Casa dell’Efebo, la Casa del Cavaliere, delle Fatiche di Ercole. La maggior parte di questi edifici era decorata con splendidi mosaici, ma purtroppo molti di loro furono asportati per adornare gli edifici della vicina Meknes.
Inoltre, potrete ammirare un Arco di Trionfo e un Tempio dedicato a Giove. Non rimane quasi nulle delle mura che proteggevano la città e che avevano una lunghezza di oltre 2 chilometri e mezzo.
Una curiosità: come spesso capita in Marocco, sulle colonne vedrete moltissime cicogne appollaiate nel loro nido. Cosa che io ho trovato molto suggestivo.
EL JEM (ANTICA THYSDRUS), Tunisia
Valeria Salvai, autrice del blog Mente in Viaggio, rimane per così dire in zona, e ci porta in un’altra nazione del nord Africa, la Tunisia, e sceglie un monumento davvero iconico della civiltà romana, che sorge a El Jem.
Valeria, che cosa è questo spettacolare Colosseo in mezzo al deserto? “Terzo anfiteatro per dimensioni al mondo, dopo il Colosseo romano e quello di Capua, El Jem colpisce per la sua imponenza e per lo stato di conservazione della sua facciata.
Costruito nel III secolo d.c. sul modello di quello di Roma, era probabilmente utilizzato per corse e spettacoli di gladiatori. La sua visita riporta ai fasti dei tempi in cui l’antica Thysdrus gareggiava con la vecchia Sousse per il ruolo di seconda città più importante dell’Africa, dopo Cartagine.
Il sito si trova oggi appena fuori dalla cittadina omonima, a circa un’ora di distanza da località turistiche come Mahdia e Monastir, più note come meta per una vacanza di mare.
I resti romani, presenti anche in altre località tunisine, come Thugga, insieme a quelli fenici di Cartagine, evidenziano come la Tunisia fosse un importante crocevia culturale.
Oggi El Jem è visitabile anche al suo interno: è possibile passare dalle imponenti gallerie percorse un tempo dai gladiatori e fermarsi nel centro per sentire addosso tutta la magnificenza della sua storia (ma cercate di visitarlo nelle prime ore del giorno, visto che, soprattutto d’estate, il clima è davvero torrido).
Il sito è ulteriormente noto per essere stato utilizzato in alcune scene del film Il Gladiatore con Russell Crowe.”
Ci sono altri scavi romani ad El Jem? “Poco lontano dall’anfiteatro, si trova il Museo Archeologico, che è stato costruito su un antica domus romana, di cui si possono ancora riconoscere e visitare i diversi ambienti. Il Museo raccoglie bei mosaici che raccontano le scene che un tempo caratterizzavano l’Anfiteatro, oltre ad altre immagini mitologiche. Molti mosaici provengono da scavi vicini: tutta l’area infatti è disseminata da altre ville romane circondate da giardini, come la Casa d’Africa e la Casa del Pavone.”
AMMAN, Giordania
Dall’Africa al Medio Oriente. Il limes orientale, cioè il sistema di fortificazioni a difesa della frontiera orientale del territorio romano, che impegnò duramente i romani durante tutta l’epoca imperiale, collegava Trapezunte con Elat, e si estendeva tra tante popolazioni diverse, Nabatei, Arabi, Palmireni, fino agli Armeni, ai Parti e ai Sasanidi.
Rita Fantini, blogger di Info di Viaggio, ci fa scoprire il lato romano di Amman, attuale capitale della Giordania, il cui museo archeologico peraltro ci riporta ad epoche antichissime, prima del dominio romano.
Rita, quando arrivò la civiltà romana in Giordania? “L’Impero Romano occupò la zona dell’attuale Giordania a partire dal I secolo a.C. e la città di Amman, all’epoca chiamata Philadelphia, entrò a fare parte della Decapoli, un’alleanza di dieci città del Medio Oriente. Durante il periodo romano, fino al IV secolo d.C., vennero costruite strade, bagni pubblici, teatri e numerosi edifici. “
Che cosa si può ammirare ancora oggi? “Tra i monumenti più importanti che risalgono a questo periodo, ad Amman si possono ancora oggi ammirare il Tempio di Ercole, il Teatro Romano e l’Odeon.
Il Tempio di Ercole si trova all’interno della Cittadella, un importante sito storico che sorge su una delle sette colline che originariamente formavano Amman e da cui si gode un meraviglioso panorama sulla capitale. In questa zona i primi insediamenti umani risalgono a circa 7000 anni fa e nei secoli successivi numerose civiltà, come quella romana, bizantina e omayyade, hanno lasciato la loro impronta.
Il Tempio di Ercole, edificato durante l’impero di Marco Aurelio nel II secolo d.C. era una costruzione imponente, forse più grande di qualsiasi tempio mai costruito a Roma. Le colonne raggiungono i 10 metri di altezza e il perimetro dell’edificio si estende per una lunghezza di 30 metri e una larghezza di 24 metri.
Accanto ai resti di questa immensa struttura compaiono tre dita di una enorme mano di marmo e di un gomito che, secondo gli archeologi, appartenevano ad una gigantesca statua di circa 12 metri, probabilmente distrutta a causa di un terremoto.
In zona sono state ritrovate numerose monete con l’effigie del semidio Ercole e questo ha portato gli storici a ritenere che la statua e il tempio fossero a lui dedicati.
Un’altra importante testimonianza dell’epoca è il Teatro Romano, costruito nel II secolo d.C. sul fianco di una collina, che poteva contenere fino a 6000 persone. Il teatro è formato da tre settori ben distinti: il più basso e più vicino alla scena era destinato alle autorità, il secondo ai militari e quello più in alto al popolo.
Sempre al medesimo periodo risale anche un altro teatro, l’Odeon, poco distante e più piccolo del precedente, che poteva ospitare circa 500 persone. “
PALMIRA, Siria
Vorrei concludere con una storia triste e nota: quella del sito archeologico di Palmira, in Siria. Palmira è un luogo ancestrale dell’umanità, una città che col nome di Tadmor, era stata fondata nel II millennio a.C., citata in diversi libri della Bibbia, poi divenne città Seleucide nel I secolo a.C., quindi città carovaniera, e già nel 19 a.C. sotto Tiberio divenne romana, annessa alla provincia della Siria e fiorì come luogo di traffici commerciali fino addirittura con l’estremo oriente, fu città ricca e splendida, tanto da meritarsi il titolo di “sposa del deserto”.
Palmira è significativa della mentalità romana, che esportava la propria cultura ma sapeva assorbire dalle culture dei luoghi ove il suo impero andava espandendosi. I romani a Palmira non erigono un tempio a Zeus, ma al suo equivalente locale, Bel (o Baal). Visitando Palmira tanti anni fa, questo tempio è ciò che è rimasto più impresso nella mia memoria, con il suo recinto ampio oltre 200m per lato, un altissimo muro di cinta, il portico con un alto colonnato, l’ ingresso monumentale, i propilei di colonne altissime, costruite addirittura con accorgimenti di una certa elasticità per poter resistere ai terremoti.
Ma ciò che non ha potuto la natura ha potuto la follia umana. Nel 2015 l’Isis ha conquistato Palmira e ha raso al suolo con furia iconoclasta il tempio di Bel, non lasciandone pietra su pietra. Ho pianto guardando le immagini di tanta arte e cultura, di tanta storia dell’umanità andata perduta in un momento.
Ugualmente irrimediabilmente distrutte sono il Tempio di Baalshamin dedicato dai romani a Mercurio, il grande arco di trionfo romano, le torri romane. Onore al direttore degli scavi e del museo, Khaled al-Asaad, decapitato dall’Isis tra le rovine mentre cercava di mettere in salvo i reperti.
Nel 2016 Palmira è stata liberata, ma sappiamo quanto la Siria sia ancora martoriata e chi sa quando potremo tornare a rivedere questo sito e a ricostruirlo con l’aiuto della tecnologia della stampa 3d, come l’Italia si è offerta di fare. Forse ancora una volta sarà Roma a riportare qui la bellezza.