Una gita a Civita di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, la “città che muore”, 2500 anni di storia e solo 10 abitanti, uno dei 100 borghi più belli d’Italia, così incantevole e così fragile sul suo sperone di tufo nella valle dei calanchi.
Civita di Bagnoregio è un borgo unico, delizioso e un po’inquietante come tutte le cose magiche, che domina la vasta valle dei calanchi, nella verde campagna viterbese, abbarbicato e stretto sulla cima di uno sperone di roccia e tufo. Che sia un posto speciale lo sapevano gli Etruschi, che lo fondarono migliaia di anni fa, e lo sanno le comitive di turisti giapponesi che, nel girare tutta Italia in 15 giorni non si lasciano sfuggire la vista mozzafiato della “città che muore”.
Già, la città che muore: Civita di Boagnoregio sembra inespugnabile e senza tempo, ma è fragile e soggetta a continui mutamenti nel corso della sua lunga storia. Perchè il tufo, così friabile, poggiato su un altro strato di più antica roccia argillosa, con due fimi che attraversano le valli che circondano lo sperone, è soggetto a smottamenti e a lenta continua erosione che si sta letteralmente “mangiando” il paesa da fiaba. Lo testimoniano le porte e le finestre degli estremi edifici del borgo, che con malinconico fascino danno sul vuoto dove un tempo sorgevano case;
lo testimonia il ponte di cemento armato che ha sostituito la mulattiera che ancora nell’800 (come si vede dalle antiche foto) portava a Civita lungo un costone che è stato inghiottito dal nulla. La popolazione che anticamente aveva contato fino a 2500 abitanti pian piano scappò e Civita restò disabitata e spettrale. Sembrava destinata a morire, ma poi qualcosa qui è cambiato negli ultimi decenni: la bellezza del luogo ha incantato artisti e personaggi famosi, il borgo, che è stato inserito tra i 100 più belli di Italia e che ambisce a diventare patrimonio Unesco, si è ripopolato di botteghe di artisti e artigiani, localini e ristoranti, piccoli bed and breakfast, i suoi cortili ed i suoi angoli abbandonati sono diventati piccoli spicchi di paradiso floreale; Civita è stato anche l’azzeccato set di molti film, tra cui recentemente il Pinocchio televisivo di Sironi, ed ospita tutti gli anni eventi e festival, tra cui la Notte in Jazz nell’ambito del Tuscia Jazz Festival e il Palio della Tonna, con gli asini che corrono per le vie del paese. Si sta cercando di studiare, in corsa contro il tempo, il modo di salvare questa meraviglia che per una volta non l’uomo ma la natura rischia di far sparire per sempre.
Naturalmente a Civita di Bagnoregio non si arriva motorizzati. Il lunghissimo ponte con una pendenza micidiale in salita è percorribile, finchè reggerà, solo a piedi. Si paga un piccolissimo biglietto di €1,50 che serve a raccogliere fondi per la conservazione di Civita. Al termine del ponte , si accede al borgo per una porta, la Porta di S.Maria, caratterizzata dalle effigi di due leoni di pietra, che ho scambiato per medievale e che invece ho scoperto essere addirittura etrusca. Etruschi sono anche altri elementi del borgo: una piccola necropoli e le grotte sotterranee, dove già nel terzo secolo avanti cristo questo popolo aveva tentato opere di consolidamento e drenaggio, e che oggi sono diventate un museo.
Superata la porta ci si trova in un piccolo, affascinante borgo fatto di casette in pietra, stradine, archi, giardini, stalle, pozzi, piazzette, la chiesetta romantica di S.Donato, un antico mulino del XVI secolo. Nella chiesa c’è un interessante crocefisso ligneo che si dice abbia parlato ad una donna che invocava la fine della peste che anche in un posto isolato come questo stava mietendo numerose vittime, concedendo la grazia, e che viene portato in processione su una bara il venerdì santo.
E’ interessante anche il museo geologico che spiega la particolarità del terreno su cui sorge Civita e l’evoluzione geomorfologica.
E’ un borgo piccolissimo ma c’è passata tanta storia: secoli avanti Cisto era un fiorente luogo di traffici al centro di un’importante via commerciale prima etrusca e poi romana, nel medioevo ha dato i natali a San Bonaventura e si dice che qui abbia sostato ed operato miracoli San Francesco.
Consiglio di arrivare nel tardo pomeriggio, fermandosi a cena, ad assaporare gli ottimi piatti tipici, non vi consiglierò dove perchè c’è solo l’imbarazzo della scelta, vi consiglio solo di provale piciarelli, cinghiale, funghi e tartufo, carni condite con salse a base di castagne, per uno spuntino veloce focaccia con ottimi formaggi e salumi , e di condire con olio viterbese e annaffiare col vino locale. E poi fermateci a dormire lì , in uno dei tantissimi piccoli e curati bed and breakfast. Una passeggiata alla luce delle stelle, quando le comitive di turisti hanno abbandonato un posto che si affolla troppo in fretta, vi porterà in un’irreale dimensione di pace e bellezza.
COME ORGANIZZARE UNA GIORNATA A CIVITA DI BAGNOREGIO
Quanto tempo stare e dove dormire:
– Civita di Bagnoregio è imperdibile ma è davvero piccola, abbinate la gita alla visita di Viterbo e magari ad una permanenza alle sue terme, ad altre bellezze della tuscia come Bomarzo o il lago di Bolsena. Arrivate nel pomeriggio però fermatevi assolutamente a c cenare e dormire qui, non ci sono hotel ma tanti bed and breakfast, così piccolini che conviene prenotare un po’prima. Il costo per dormire a Civita di Bagnoregio è di media intorno a i 120€ la doppia.
Arrivare: poco più di un’ora e mezza da Roma, autostrada A1 direzione Orte, casello di Bagnaia-Montefiascone e poi SP Acquarossa e SP 6 fino a Bagnoregio, strada piacevolissima immersa nel verde.. Attraversate il paese dritti sino in fondo e parcheggiate l’auto nell’ultimo piazzale con il belvedere sulla valle. Da lì scendete le scale e incamminatevi verso il lungo ponte di accesso a Civita, ci vuole una ventina di minuti a piedi. Non fatevi ingannare dalle indicazioni dei pullman, non arrivano a Civita.
Da non perdere:
– il panorama mozzafiato sulla valle dei calanchi
– attraversare il ponte sospeso nel vuoto che porta al borgo
– passare la porta di S.Maria e entrare nel borgo
– scoprire da soli gli scorci pittoreschi da scoprire qua e là tra stradine, piazze e giardini fioriti
– visitare il museo delle frane e le grotte etrusche
– gustare i piatti tipici della cucina viterbese e dormire nella città fantasma
Mi piace molto la descrizione,sembra di essere sul posto. Speriamo poterci andare quest’anno