Guest post di Margherita Orsi (Viaggipossibili)
Come scrivere di Lisbona? Come tratteggiare in poche pennellate quell’ atmosfera tutta sua, di città un po’ infida un po’ sonnacchiosa, una città impossibile da afferrare fra le dita? Alessio Romano ci è riuscito, e lo ha fatto in una forma narrativa che a Lisbona si addice moltissimo: la favola.
Gli elementi della favola ci sono tutti: noti scrittori e musicisti portoghesi scomparsi chiacchierano amabilmente col protagonista, Alessio Romano stesso, mentre quest’ultimo passeggia per le strade di un luogo che è sogno e realtà nello stesso tempo; la storia si dilata e si allunga, gli eventi si fanno misteriosi, degni di una pellicola cinematografica.
Il motivo è spiegato fin dalle prime pagine del libro: nel tentativo di viaggiare aggrappato al celebre Tram 28 come i “veri lisbonesi”, Alessio perde l’equilibrio e batte la testa. Nel capitolo seguente, si risveglia nientemeno che in casa di Amália Rodrigues. Un’Amália sospesa nel periodo precedente la sua fama mondiale, bellissima e tragica, che lo rimette in sesto prima che Alessio riprenda conoscenza sul serio (o forse no?) sul pavimento della cucina di una tasca, nome con cui si indicano le tradizionali trattorie portoghesi a conduzione familiare. Lì incontra Beatriz, la splendida cameriera che gli ruberà il cuore per poi svanire nel nulla.
Da quel momento, il viaggio a Lisbona si trasformerà in una corsa sfrenata sulle tracce della donna, in una girandola di luoghi, voci, persone che diventa per il lettore una preziosissima guida a una delle città più enigmatiche e variegate d’Europa. In men che non si dica veniamo trasportati nel caos della Bica (“la via più bella del mondo”), accompagniamo lo scrittore a mangiare il pesce in un locale defilato nel quartiere di Santos-o-Velho, o a zonzo nei centri di cultura alternativi come lo Chapitô, ex prigione femminile riconvertita in scuola circense, e l’LX-Factory, complesso di fabbriche trasformate in locali, librerie e ristoranti; ascoltiamo persino le note struggenti del fado nella Tasca do Chico. Il tutto inframmezzato da frequenti incursioni nel surreale, come gli incontri con Pessoa, Chiado e Tabucchi in piazze deserte dall’aria magica.
Un ruolo importantissimo, al punto da costituire quasi un secondo protagonista, lo riveste il cibo. Non a caso, il protagonista si trova a Lisbona proprio per scrivere di gastronomia, e le descrizioni dei piatti tipici sono entusiastiche e minuziose, tanto da far venire letteralmente l’acquolina in bocca. Come quella della sopa do dia, una zuppa che viene spesso proposta a meno di due euro dai ristoranti di Lisbona, che Alessio mangia a casa di Amália:
L’odore è sublime, quasi balsamico. E il gusto non è da meno. Chiudo gli occhi: patate e carote, nonostante il suo colore verde. È una zuppa così densa da sembrare una crema. Davvero deliziosa.
O il famosissimo bacalhau espiritual:
Il baccalà al forno è condito con patate, besciamella, carote, pomodoro, aglio e pangrattato. Lo provo con prudenza (e la coppa di vino gelata pronta in caso di ustione). Mentre il primo boccone mi si scioglie sulla lingua capisco il nome dato al piatto: davvero si può parlare di un’esperienza mistica o, appunto, espiritual.
Insomma, se volete immergervi nell’atmosfera di Lisbona, assaporandone appieno i gusti, i profumi e persino i suoni, D’amore e baccalà è il libro che fa per voi. E lo dico, lo ammetto, da persona che Lisbona ancora non l’ha vista; quasi mi sembra però di averci abitato una vita.
VIAGGIPOSSIBILI – Margherita Orsi
Mi chiamo Margherita, ho 25 anni e sono laureata in Traduzione Letteraria. Scrivo e amo la letteratura di viaggio da sempre, ma Viaggipossibili esiste ufficialmente da poco più di un anno. Coi miei scritti voglio catturare l’anima dei luoghi, conservarli nella memoria non solo individuale ma anche collettiva: raccontarli. Irrequieta per natura, non riesco a stare ferma.
Sono originaria dell’Emilia-Romagna, ma finora ho vissuto un anno a Dublino, due anni a Pisa, e ho grandi progetti per il futuro
Lisbona mi piace tantissimo … ho letto tanti articoli su questa città ed i suoi contrasti e guardato un fiume di fotografie! Ha quel qualcosa in più che mi attrae. Questo libro invece non lo conoscevo ancora ma mi piace l’idea di potermi immergere tra i suoi odori e sapori attraverso le sue pagine…
Lo metterò in lista per i regali di Natale !
SOno stata a Lisbona e mi sono innamorata della sua atmosfera. Leggerò questo libro da quello che leggo nel tuo post, promette di farmi tornare in quella meravigliosa città con il pensiero e coi sensi.
Sono stata una volta a Lisbona e poche settimane prima avevo visto un film tratto da un romanzo di Mercier ambientato in città: Nachtzug nach Lissabon. Il fatto di averla scoperta in anticipo in modo velato ha reso il mio viaggio in questa città misteriosa ancora più bello!
Grazie per questo spunto 🙂 Non sono mai stata a Lisbona, spero tanto di andarci l’anno prossimo perché la capitale portoghese mi ispira molto!!!
mai sentito questo librò, nè l’autore. Lisbona mi è piaciuta molto quindi credo proprio che andrò in libreria a cercare questo romanzo!
Adoro leggere libri che mi raccontano di una città, dell’atmosfera di un luogo… Grazie per la segnalazione, me lo segno per la prossima scorribanda in libreria!
Lisbona è davvero sonnolenta e difficile da interpretare, come dici tu. Mi stuzzica molto questo libro, proverò a cercalo su internet e chissà che mi riporti nella magia e nei profumi di questa città.
Avevo giusto bisogno di un libro sul Portogallo da regalare. Mi hai dato una buona idea.
Ho in mente Lisbona per il prossimo anno… mi piace l’idea di leggere qualcosa di un posto che visiterò. Questo libro potrebbe essere una buona idea!