Me lo ero conservato, questo viaggio in India. Ci avevo girato lentamente intorno, da ovest e da est, per poter capire meglio attraverso le civiltà della Persia e dell’Indocina la cultura ancestrale e affascinante dell’India, carica di influenze diverse ma unica.
Il continente indiano
L”India non è semplicemente Asia, l’India è un continente a sè, dove convivono la bomba atomica e le vacche sacre, i migliori matematici e informatici del mondo e i sadhu coperti di sola cenere, lo scintillio di Bollywood e le case per derelitti moribondi di Madre Teresa. Contraddittoria e forte come i suoi colori e i suoi odori, l’India è un bagno di umanità, carne e spirito.
Dicono che con l’attuale sviluppo demografico la popolazione dell’India supererà presto quella della Cina, ma forse giá adesso gli indiani sono più numerosi dei cinesi, perchè nelle campagne un censimento non c’è mai stato e certi strati della popolazione sono così miseri da vivere fuori dai margini della comunità.
E questa fiumana di persone sembra non essere mai veramente mescolata del tutto, come se diverse realtà parallele convivessero negli stessi luoghi.
Brahmini ed intoccabili
Un paradigma di questo convivere senza mescolarsi è il sistema delle caste.
Ci sono quattro caste principali (più una molteplicità di sottocaste che individuano i mestieri come corporazioni), dalla più alta alla più bassa i brahmini (sacerdoti, addentro nelle vicende dello spirito e custodi della tradizione), gli kshatriya (guerrieri, forti e potenti), i vaisya (ricchi e operosi, maneggiano il denaro ed esercitano produzione e commercio), gli shudra (servitori, operatori di mestieri subalterni che lavorano col sudore della fronte) ed infine fuori casta gli intoccabili, (coloro che compiono mestieri molto umili, di sovente legati allo sporco, alla morte o all’impurità, con i quali deve essere perfino evitato il contatto).
Chi è nato in una casta inferiore è perchè aveva avuto una vita precedente indegna di farlo passare nella reincarnazione ad un livello spirituale più elevato, dunque ognuno merita ciò che è.
Ghandi aveva abolito le caste, dunque ufficialmente non esistono più. Eppure sono radicatissime nella struttura sociale indiana, soprattutto nelle campagne, perchè hanno un fondamento religioso forte, e direi quasi prescindono dal mestiere attuale, sono quasi un tratto impresso nel dna, un retaggio di generazioni su generazioni che ha forgiato l’autopercezione degli individui.
Ne ho avuto un esempio lampante con le guide nelle diverse città che ho visitato, persone con la medesima professione, ma provenienti da caste diverse. Ai due estremi un brahmino e uno shudra: il brahmino (che ci ha tenuto subito a qualificarsi con la sua casta di appartenenza) aveva un modo di porsi naturalmente autorevole, era riconosciuto e rispettato da tutti e veniva spesso fermato da persone che si rivolgevano a lui, era colto e sofisticato nelle argomentazioni religiose che andavano oltre lo stereotipo superficiale che si ha della religione indù. All’estremo opposto un giovane shudra proveniente da famiglia musulmana del Kashimir (anche i musulmani in India hanno adottato un sistema di caste parallelo a quello indù) bravo e preparato ma dimesso e trasudante umiltà, come con un senso di inferioritá e di rassegnazione.
Tra vacche sacre e tuc tuc
In India è un’esperienza semplicemente andare in giro per strada, dove le macchine, i camion colorati e addobbati di fronzoli, i pullmini carichi sino all’inverosimile con grappoli umani appesi in piedi su qualsiasi appoggio esterno e i tuc tuc gialli e verdi sfrecciano a velocità più che decorose rispetto ai potenziali ingorghi che possono crearsi in proporzione al numero di abitanti, ma le strade sono condivise con mucche magre e gibbose che brucano tra i rifiuti cittadini (e ci credo che nessuno le mangi) e che possono tranquillamente decidere di fare un riposino in mezzo alla carreggiata; semplicemente ci ferma e si aspetta.
Fuori dalle grandi città la faccenda si complica, si aggiungono cinghialetti e maialini grufolanti ai margini delle strette maleodoranti cloache a cielo aperto che costeggiano le strade,cani sonnolenti e pacifici, caprette e poi andando verso nord-ovest anche cammelli e relativi carretti.
Il rapporto con le mucche è particolare. Le mucche non hanno padrone ma sono intelligenti e alcune sono semi domestiche, la sera tornano a bussare col muso alle case che offrono loro riparo. La mucca non è solo un animale sacro, è anche un simbolo del rapporto di riconoscenza con la natura madre. La mucca come una madre ci dona il suo latte, fonte di vita, e come una madre occorre rispettarla. Trovarla in mezzo alla vita frenetica della città in fondo ci ricorda che per quanto inurbati e civilizzati siamo sempre parte della natura e da essa dipendiamo. Che poi per strada circolino in gran parte buoi e mucche che non danno latte fa lo stesso. La mucca è sacra perchè tutta la natura è sacra.
33 milioni di dei
A proposito di sacro, sulla Lonely Planet si trova scritto che in India vi sono 33 milioni di dei. Un concetto che si presta ad una banalizzazione fuorviante, ci dice il brahmino, perchè in realtà le diverse divinità sono l’effige degli elementi della natura che aiutano la nostra vita, la sacralità immanente nella natura che a sua volta nonostante i suoi numerosi elementi è un’intrinseca unità e pertanto anche la divinità è una nella varietà.
Ma come sempre ci sono diversi livelli di consapevolezza, e la maggior parte del popolo davvero crede con fede semplice e profonda in quegli dei dalle complesse mitologie, a cui sono dedicati innumerevoli templi sempre affollati per le suggestive cerimonie.
La spiritualità pervade la vita di questo popolo, è il fulcro della sua cultura e della sua quotidianeità, caratterizzata da un legame forte con il divino ma anche con la natura che ne è specchio e sostanza, ed è il collante della società civile che fa sentire sorretto da leggi karmiche divine l’ordine sociale, ove ognuno ha il suo posto e la consapevolezza di meritarlo, ma anche la speranza di ascendere a miglior vita nel ciclo delle reincarnazioni acquistando meriti in questa esistenza.
Tutto è come deve essere
Se tutto è proprio come deve essere, perchè affannarsi? Gli indiani sembrano accettare tutto come normale, sembrano non meravigliarsi di nulla, sembrano a volte quasi indifferenti allo scorrere della loro stessa vita.
Ma tutta l’India sembra fatta apposta per non lasciare indifferenti, bensì al contrario per rifilare pugni nello stomaco ed avviluppare con un abbraccio seducente.
Tutto è a tinte più forti, polarizzato, estremo lusso ed estrema miseria, estrema bellezza ed estremo degrado, perfino puzze mefitiche e profumi raffinati, sporcizia e cura dei dettagli.
Tutto e il contrario di tutto. In fondo non è proprio così anche l’animo umano? Forse è per questo che l’India fa un po’ paura e affascina tanto.
Hai scritto un rapporto bellissimo e chiarissimo sulla società indiana. Grazie! Personalmente sono molto affascinata da questo popolo e dalla sua cultura.
Finalmente. Mi ero stancata di leggere, sul web, articoli patinati sull’India. L’India è come la descrivi tu. Quando ho letto: “L’India è un bagno di umanità, carne e spirito” mi avevi già conquistata. Continua a scrivere d’India. <3
Che bello questo articolo e che bella l’india Mamma mia! Un sogno andarci, mi sono promessa di andarci presto..
Ps le foto sono stupende 😍
Grazie, in India le foto vengono da sole 🙂
Ti confesso che per vari motivi l’India non mi ha mai ispirato la voglia di un viaggio, ma il tuo racconto mi è piaciuto tantissimo, amo molto leggere questo tipo di reportage. Soprattutto la questione dell’accettazione mi perturba molto comunque. Detto senza alcun giudizio: magari si vive anche meglio. Chissà…
Splendide foto Valeria! 33 milioni di divinità sono davvero tantissime, non riesco neanche a immaginarlo. L’India è un paese che lascia tanti pensieri contrastanti ed è stato molto interessante leggere il tuo resoconto.
L’India mi attira per certi aspetti, ma non so se è un viaggio che fa per me. Comunque leggere di questo paese mi affascina sempre.
L’India non mi ha mai ispirato forse perchè in realtà mi spaventa, L’india è vasta, ricca di cultura e così diversa da noi. Non so.
Complimenti per l’articolo, per nulla banale ma, anzi, scritto con competenza e senza fronzoli. Attratta e respinta anche io da una vita, a dire il vero. Non capisco come possano convivere una grande spiritualità e delle ingiustizie social da far accapponare la pelle. Cercherò di superare le mie remore e andare anche io, prima o poi. Mi occorreranno tempo e preparazione psicologica.
L’India deve essere un paese molto interessante da visitare! Sicuramente l’impatto è molto forte, visto le grandi differenze con il nostro Paese. E’ un viaggio, però, che credo vada fatto almeno una volta.
Come hanno scritto anche in altri commenti, questo articolo è uno specchio, una finestra sull’India che fa anche male. Non so se avrò mai il coraggio di andarci. Però sei davvero brava e coraggiosa, complimenti.
Deve essere un impatto incredibile. Per il momento non mi attira. In futuro però forse sì!