Komodo è una piccola isola indonesiana, 391 km quadrati per 2000 abitanti, che fa parte delle Isole della Sonda, nel mar di Flores.
Pur essendo un vero paradiso marino, Komodo non sarebbe così universalmente conosciuta se non ospitasse una creatura misteriosa che cattura l’immaginario: il varano, ovvero “drago di Komodo”.
Sono eccitata all’idea di immergermi nella natura lussureggiante di un luogo così remoto, patrimonio dell’ Umanità UNESCO per la sua bellezza incontaminata.
Quando andare e quanto stare
Per visitare Komodo ho scelto la stagione secca, quella da maggio a ottobre, in cui splende sempre il sole, mentre nel restante periodo dell’anno vi sono le classiche piogge tropicali.
Tre notti di crociera sono il minimo tempo da spendere a Komodo (un giorno per vedere i draghi e visitare Flores, due per le immersioni e lo snorkeling), ma una settimana vi permetterà di esplorare al meglio questo meraviglioso parco naturale.
Labuan Bajo, isola di Flores
Da Denpasar, l’aeroporto di Bali, prendo un volo per Labuan Bajo, sull’Isola di Flores, il punto di inizio di tutte le avventure nell’arcipelago di Komodo; non sono tanti i voli per Labuan Bajo e quindi il biglietto non può essere un last minute.
Labuan Bajo è una città abbastanza piccola, evolutasi rapidamente a causa dei turisti dal villaggio di pescatori che era, è molto confusionaria, e vi si trovano tanti ristorantini, bar, negozi, un vivace mercato dove cucinano il pesce fresco e soprattutto operatori turistici che offrono giri in barche di tutti i livelli.
Tuttavia il tursmo è cresciuto più velocemente che i servizi della città, così che le sistemazioni e le barche disponibili si esauriscono velocemente e sono piuttosto costose, quindi vi consiglio di programmare un po’ in anticipo e di non andare all’avventura.
L’atmosfera è diversa da quella di Bali, la popolazione è islamica e non induista, e in qualche modo si vede, dai colori meno accesi, meno uso di fiori, niente altarini ad ogni angolo delle strade. Labuan Bajo però è un posto sicuro, e tutti sono molto gentili, inoltre troverete sempre tutto ciò di cui avete bisogno per la vita quotidiana e per le escursioni turistiche.
La Rangko Cave e la Batu Cermin Cave
Relativamente vicina a Labuan Bajo è la Rangko Cave, una grotta nella quale si entra con la barca ed al suo interno è una pozza di acqua turchese molto salata, su cui si galleggia comodamente.
La Batu Cermin Cave invece è una grotta terrestre con cristalli di calcite molto belli. Il percorso turistico non è molto esteso ma le ampie stanze di roccia sono impressionanti.
Inizia l’avventura nel Parco di Komodo!
Ed ecco il momento di imbarcarmi per la mia avventura. Con la speedboat si raggiunge Padar Island da dove partono le barche per le minicrociere nell’arcipelago.
Come vi dicevo, le barche qui vanno a ruba, e due mesi prima della partenza mi sono dovuta accontentare di ciò che ho trovato. La barca del capitano Nur è una bagnarola, basti pensare che nella cabina di mia figlia il rubinetto del lavandino non è attaccato allo scarico e l’acqua scroscia giù e finisce grazie alla pendenza direttamente nello scarico dell’attigua doccia; quanto alle lenzuola, beh chiudiamo un occhio, ma paradossalmente quanto si dorme bene!
Il capitano e l’equipaggio sono schivi e meravigliosamente gentili, la frutta fresca tropicale è sempre a disposizione e ci abbuffano a colazione, pranzo e cena di delizioso pesce fresco e verdure, tè e dolci come se non ci fosse un domani. E sdraiati sui sacchi-cuscino pieni di palline di polistirolo sul tetto della barca, che tramonti e che spettacolo di stelle si possono ammirare! Di che altro si ha bisogno?
Rinca Island, Komodo National Park
Attracchiamo sul molo di Rinca Island, il sancta sanctorum del Komodo National Park, dove si trova il centro di ricerca e il maggior numero di esemplari del Drago di Komodo, che sono una specie protetta, in tutto circa 4000 schedati e monitorati uno ad uno. Sono del resto circa il doppio degli abitanti di Komodo, 2000 persone in gran parte discendenti dei detenuti deportati qui.
Sul molo ci accoglie un gran monumento al varano e ci vengono incontro i ranger, a cui siamo rigorosamente affidati per il nostro trekking. Ingaggiare un ranger è obbligatorio e costosetto, le tariffe sono stabilite dal governo e sono fatte per scoraggiare un turismo di massa che non preserverebbe la natura incontaminata di quest’isola.
Bisogna camminare sempre vicinissimi al ranger perchè incontrare da soli un Drago di Comodo potrebbe rivelarsi fatale. Negli ultimi anni si sono riscontrati ben due incidenti mortali di draghi che hanno attaccato e divorato esseri umani, che per loro devono essere prede anche più facili dei grandi bufali d’acqua che pure sono compresi nelloro menù.
Tutti veniamo forniti di un lungo bastone con la punta biforcuta come una bacchetta da rabdomante, per infilarlo nelle narici del Drago, just in case.
Il terreno dell’isola è abbastanza brullo, con arbusti e radi alberi; i sentieri sono in salita fino ad arrivare ad un promontorio a picco su baie turchesi. La prima parte del circuito si dipana su delle passerelle rialzate, fino al centro di scoperta dei draghi di Komodo, che comprende un museo dedicato all’ecosistema dell’arcipelago e un piccolo negozio di souvenir.
I Draghi di Komodo
Nel museo inziamo ad imparare alcune cose interessanti su questi enormi rettili che sembrano usciti dalla preistoria, a metà tra il coccodrillo ed il lucertolone gigante.
Questi rettili sono gli ultimi rimasti della famiglia dei varanidi, diffusissima nel Pleistocene. Raggiungono anche 3-4 metri di lunghezza e pesano fino a 70 kg,
Sono carnivolri e feroci cacciatori e si nutrono di grandi e piccoli mammiferi, uccelli, serpenti, ma anche carogne e tutto ciò che capita loro a portata delle voraci e temibili fauci. Nonostante la loro stazza infatti si muovono in maniera molto agile (sulle brevi distanze corrono a 18km/h) e sono anche in grado di nuotare bene, anche se non amano farlo. Possono tendere agguati alle loro prede mimetizzandosi perfettamente con il terreno.
Inoltre i loro 60 denti aguzzi e serrati sono talmente pieni di germi e batteri che il loro morso può provocare nella preda la morte per infezione, ed hanno anche un ghiandola velenifera.
I varani sono anche cannibali e spesso i grossi esemplari mangiano i cuccioli altrui e persino propri. Per questo i piccoli trascorrono i primi tempi, usciti dopo 7-8 mesi dalle uova deposte nei nidi abbandonati di megapodio, costruiti con vegetazione marciscente, trascorrono quasi 3 anni al riparo sugli alberi prima di essere in grado di affrontare la convivenza con i loro simili. Scesi sulla terra, diventano adulti a circa 8 anni e vivono fino a 30 anni.
E’ la stagione deegli amori ed è più difficile avvistare i varani che cercano riparo per accoppiarsi, e tuttavia non passa molto tempo dall’inizio della nostra esplorazione, che ci imbattiamo nel primo esemplare di Drago di Komodo. E’una femmina ben piazzata e se ne sta lì tranquilla ai margini di una vegetazione cespugliosa a prendere il sole o forse, chissà, sta ben vigile ad aspettare la sua ignara preda.
Poi è il turno di un grosso maschio a cui stiamo particolarmente attenti, ben vicini alla guida e con i nostri bastoni biforcuti.
Infine siamo così fortunati da assistere al raro evento di un accoppiamento tra due varani, che non si preoccupano minimamente della nostra presenza.
Non mancano gli uccelli tipici dell’isola come il Megapolide dai piedi arancio, che sembra un grasso pollo marrone, o l’aquila di Flores, o il kakatua dalla cresta gialla.
Inoltre pascolano indisturbati dagli uomini ma non dai varani il cervo di Flores e il bufalo d’accqua.
Proprio seguendo un bruppo di bufali ci inerpichiamo in salita sino alla punta del brullo promontorio, dove si trova un osservatorio dal quale si gode un panorama straordinario sulla terra rossa e sulle coste dell’isola che formano di verse incantevoli baie che danno su un mare di un azzurro intensissimo.
Kelor Island, un paradiso di coralli e pesci.
Non si può resistere oltre, un bagno in questo mare meraviglioso e uno snorkeling sotto la superficie dell’acqua è assolutamente d’obbligo. Con la barca ci dirigiamo verso Kelor Island, un mare turchese che non ha pari in tutti i paradisi tropicali che ho visitato nel pacifico.
Ma la sorpresa è sotto il pelo dell’acque: una barriera corallina vivissima e multicolore da esplorare fin dalla riva e un mondo sottomarino brulicante di ogni genere di pesci, molluschi e vegetazione. Anzi, riassumerei l’esperienza con l’affermazione che mentre si nuota ci sono più pesci che acqua.
Non avete idea di quello che ho visto Kelor island: coralli bianchi, rossi, rosa, viola, stelle marine blu e rosse, pesci variopinti di tutte le dimensioni, persino mante e tartarughe marine.
Sulla riva conchiglie tropicali e grandi pezzi di corallo bianco inframezzato da rametti rossi, tra la sabbia bianchissima su cui rilassarsi.
Sì, il paradiso esiste, e se ci penso ho un grandissimo desiderio di ritornare a fare snorkeling proprio in questa piccola isoletta.
Sull’isola ci sono anche alcuni piccoli villaggi di pescatori, che vivono in maniera ancora molto tradizionale e cucinano, mi dicono, pesce freschissimo e delizioso, pescato -aggiungo io- senza particolare sforzo.
I luoghi da snorkeling a Komodo sono innumerevoli, gironzolando con la barca noi abbiamo fatto tappa in altre due belle isole, Janaawa Island e Biadari Island.
10.000 volpi volanti al tramonto
Una giornata così ricca di emozioni e di avventura non è ancora finita. Ci attende l’ultima straordinaria sorpresa. La barca ormeggia in mezzo al mare un po’ prima del tramonto e il capitano ci invita a sistemarci sul tetto e goderci il cielo guardando in una particolare direzione.
Ad un certo punto, più o meno verso le 18, quasi ad un segnale convenuto, all’orizzonte rosseggiante della palla di fuoco del sole compaiono dei puntini neri che diventano sempre più numerosi, e sempre più nitidi mentre si avvicinano e ci si rende conto di che cosa stia succedendo.
Sono 10.000 volpi volanti, i pipistrelli giganti che vivono tra le mangrovie, che a quest’ora lasciano tutti insieme il loro sicuro riparo per attraversare il mare e andarsi a nutrire della frutta sull’Isola di Flores, dove trascorrono tutta la notte prima di fare ritorno alle loro isole.
L’apertura alare delle volpi volanti delle Isole della Sonda è gigantesca, ho avuto modo di tenere in mano appeso a testa in giù un esemplare ammaestrato a bere succo di frutta da un biberon e poi di vederlo fare piccole evoluzioni, ed è un mammifero di dimensioni di tutto rispetto.
Le volpi volanti assicurano una funzione importante nell’ecosistema, perchè sono grandi disseminatrici di semi e quindi permettono la riproduzione e la conservazione della flora locale.
Padar e la Pink beach
E così dopo una notte cullata dallo sciabordio delle placide increspature del mare, via verso Padar, ammirando un panorama mozzafiato su baie a mezzaluna lambite da un mare turchese unico al mondo.
E’ d’obbligo una lunga sosta nella famosa Pink Beach dove fare ancora snorkeling e immersioni, a solo una decina di metri dalla costa anche qui vi troverete immersi in un acquario. Con un po’ di fortuna, tra coralli meravigliosi, qui si possono avvistare delfini, tartarughe e mante.
Questa spiaggia dai riflessi rosa sulla battigia si è formata con le particelle di corallo rosso misto e di conchiglie , che peraltro si trovano anche intere e bellissime. Lo spettacolo è reso ancora più affascinante dal contratto tra la roccia brulla e colorata ora di marrone ora di ocra dai cespugli pagliosi, la sabbia rosa ed il mare prima trasparente, poi turchese e poi blu cobalto.
Come tutte le spiagge di Komodo, non è attrezzata, quindi aspettatevi tantissimo sole, vosito che è scarsamente ombreggiata; non è un posto dove passare tutta la giornata ma solo da ammirare e lasciare incontaminata. A causa dell’aumento di rifiuti lasciati da turisti sconsiderati le autorità avevano chiuso ai turisti la Pink Beach nel 2020 ma ora è di nuovo accessibile, rigenerata da un po’ di riposo.
La mia fuga nell’arcipelago si conclude così, e la barca mi riporta a Lauan bajo, ma Komodo è uno di quei luoghi che non si vorrebbero lasciare, anche se per tornare ad altri posti fantastici come Bali. Dunque, per quanto remoto, mi riprometto di tornarci ancora per una nuova rigenerante immersione nel Paradiso.