Normalmente parliamo dell’influenza araba in Sicilia riferendoci ai 200 anni della dominazione araba, che hanno lasciato un profondo segno culturale in tutta l’isola, nella poesia, nell’architettura, nelle arti, nell’urbanistica, persino nella lingua. Ma a Mazara del Vallo c’è qualcosa di più.
Mazara del Vallo è un paese in provincia di Trapani che conta 50.000 abitanti, affacciato sullo splendido mare di cui è dirimpettaio il nord Africa.
Il legame con il mondo arabo qui non si è mai davvero interrotto, la costa africana è vicina, la comunità tunisina, immigrata a partire dagli anni ’70 e oggi integrata nel tessuto sociale, è impegnata soprattutto nell’attività di pesca, e la città si è conformata a questo nuovo connubio culturale.
1. La Kasbah di Mazara del Vallo
La cosa che più mi ha colpito della piccola Mazara del Vallo è proprio la kasbah, che costituisce il cuore del centro storico, con i suoi vicoletti stretti stretti ed intricati, con cortiletti e scale, che a volte sono parte delle abitazioni stesse, in parte abitati dalla comunità tunisina e in parte dagli italiani di Mazara.
Tanti artisti locali hanno abbellito questo luogo che è diventato meta di tutti i turisti, dipingendo le serrande dei negozi e i muri con racconti della storia di Mazara e dei temi sociali di attualità. Si va dalla conquista araba, ai castellani normanni del medioevo, agli sbarchi degli immigrati, alla vita dei pescatori.
Molte porte sono sormontate da decorazioni in ceramica dipinta a colori brillanti, con dipinti originali, e le maioliche decorano anche come quadri i muri. E’ arte popolare, ma è sempre l’unicità che dà carattere e bellezza ai luoghi.
2. L’Arco Normanno
Il centro storico che comprende la kasbah è a sua volta racchiuso dalle mura normanne. Uno dei monumenti simbolo di Mazara del Vallo è l’ Arco Normanno. In realtà oggi lo chiamiamo arco perchè giace isolato, ma un tempo era una delle porte del castello normanno di Ruggero I d’Altavilla, costruito nel 1072, dopo che i normanni avevano soppiantato gli arabi. Se vi domandate perchè sia rimasto solo l’arco, è perchè il castello fu volontariamente demolito per lasciare spazio ai giardini pubblici di Villa Jolanda. La storia non ha proprio pace.
3.La cattedrale del Santissimo Salvatore e piazza della Repubblica
Anche la cattedrale cittadina del Santissimo Salvatore è frutto della sovrapposizione di culture. Infatti qui sii erigeva la Moschea Grande saracena, che a sua volta si erigeva sulle rovine di un’antica basilica distrutta dagli arabi nell’828. L’altra moschea sorgeva sotto la chiesa di Nicolò Regale. Ma una moschea è ancora attiva oggi nel centro storico, ed è uno dei pochi posti di Italia dove il canto del muezin invita i musulmani alla preghiera 5 volte al giorni.
La cattedrale ha origini antiche, perchè anch’essa fu voluta in questo luogo simbolico dopo la cacciata dei saraceni da Ruggero I, come segno di riappropriazione del territorio alla cultura cristiana.
Arrivarono poi gli Aragonesi, e rimisero mano alla cattedrale, ne caratterizzarono la bella facciata e aggiunsero cappelle. E’però solo nel XVII secolo, sotto gli spagnoli, che la cattedrale fu compiuta in forme barocche.
Della cattedrale colpiscono le forme mosse dell’esterno con le due cupole di maioliche verdi. Dentro la cupola più grande c’è il maestoso dipinto del giudizio Universale.
Ai due lati dell’ingresso sono due bei sarcofagi romani di marmo con un’amazonomachia e una scena di caccia.
Le tre navate sono imponenti, tutte stucchi e dipinti che si integrano in un aspetto solenne e molto armonioso.
Mi hanno colpito anche i banchi per i fedeli, ancora gli antichi originali in legno intarsiato.
Una delle facciate della cattedrale dà su dei giardini in cui troneggiano degli imponenti ficus elastica, l’altra sulla piazza principale di Mazara del Vallo, Piazza della Repubblica.
Piazza della Repubblica è contornata da edifici importanti: il Palazzo Vescovile, il Palazzo del Seminario e il Museo Diocesano. In mezzo alla piazza è la statua di San Vito. Il Palazzo del Seminario è il più bello con il suo loggiato a portici.
4.Chiesa di san Francesco
La Chiesa di san Francesco non è la cattedrale, ma mi sento di dire che è la più bella e particolare chiesa di Mazzara del Vallo.
Originariamente era in stile arabo-normanno, ma a fine 1600 fu completamente trasformata nell’attuale aspetto. E’ così carica di stucchi, fregi nella sua alta unica navata e dipinti nella volta a botte, che è stata definita l’edificio più barocco di Sicilia.
5. Il Teatro Garibaldi
Mazara del Vallo custodisce un piccolo teatro nato nel 1800 dalla volontà e dal lavoro della popolazione, che non solo è molto bello, ma anche particolarissimo per la sua storia. Oggi si chiama Teatro Garibaldi ma il suo originario nome è quello di “Teatro del Popolo“.
La sua costruzione risale ai moti rivoluzionari del 1848 che anche qui presero piede e portarono ad un temporaneo allontanamento dei Borboni. Il comitato cittadino che per poco prese il potere fra le prime decisioni stabilì di costruire un teatro cittadino che potesse ospitare non i nobili ma tutto il popolo.
Il teatro fu costruito splendidamente dalle maestranze locali in soli tre mesi. Vi campeggiava il simbolo della Trinaclia libera ed era fortemente legato all’idea della nuova sovranità popolare. Per questo i Borboni appena tornati al potere lo fecero chiudere. Dopo l’unità d’ Italia fu riaperto ed intitolato a Garibaldi.
Il teatro ha una platea, due ordini di palchi a ferro di cavallo e un loggione, dove si assisteva in piedi agli spettacoli. Vi recitarono molti importanti attori dell’800, e vi si rappresentarono opere, operette, prosa e rappresentazioni ludiche. Cadde poi in disuso negli anni ’30 e solo recentemente è stato restaurato e riportato all’originaria funzione.
Una particolarità del grande tetto ligneo è che è stato costruito con le tecniche navali, poichè i maestri che vi lavorarono erano esperti dell’arte della costruzione delle grandi barche, ed è stato decorato con deliziosi motivi ed ornamenti tipici del folclore locale, che ricordano le decorazioni dei carretti siciliani.
Assolutamente da non perdere anche per ricordare che la grande storia è fatta di tante piccole storie locali minori, e per l’appassionata e dettagliata spiegazione gratuita delle guide.
6. Il lungomare, il porto-canale e le spiagge
Mazara del Vallo è tutta protesa sul mare, a partire dal suo lungomare alberato, con un ampio marciapiede per la movida, che costeggia tutto il centro cittadino, con uno stabilimento, il Lido Malibù, e tante spiagge libere con un mare molto limpido e dai bassi fondali, meta di balneazione senza doversi spostare dal centro abitato.
Dirigendoci da un lato si arriva a diverse belle spiagge, tra cui la più famosa è la Tonnarella, dalla sabbia dorata, bella ma troppo affollata per i miei gusti. Per trovare la sabbia bianchissima occorre arrivare un po’ più in là, nella riserva del WWF di Capo Feto.
Proseguendo invece dal lato opposto del lungomare si arriva al porto-canale, dove sono ormeggiati un’infinità di barche che intraprendono una florida attività di pesca. sono oltre 300 grandi barche per la pesca di altura e 3000 altre imbarcazioni variamente conformate e dedite alla pesca e al commercio con il nord-Africa.
E’ interessante vedere arrivare le barche cariche di pesce fresco, compresi i famosi gamberetti rossi di Mazara. Intorno alla pesca gravita anche tutta la cucina mazarese, specializzata in ottimi piatti di pesce, il cui odore si sente diffuso per le stradine della kasba.
6. La chiesa di san Nicolò Regale
Vicino al porto canale si trova la Chiesa di san Nicolò Regale, che è una delle poche chiese rimaste a Mazara del Vallo di stile impeccabilmente arabo-normanno, anche se non mancano aggiunte successive.
E’ molto caratteristica, con la pianta quadrata, tre absidi e una cupola, linee pulite e squadrate sormontate da una merlatura. Peccato che attualmente non sia aperta al pubblico, sia per dei restauri in corso, sia per la situazione Covid.
7. Il Museo del Satiro Danzante
Una visita da non mancare assolutamente a Mazara del Valloo è il piccolo ma affascinante Museo del Satiro Danzante.
Come nota di colore devo premettere che l’ho visitato il primo giorno di obbligatorietà del green pass ed è stata una tragedia. Con temperature al di sopra dei 40 gradi, una fila di 5 persone è durata 50 minuti in gran parte all’esterno dell’edificio, tra controllo elettronico del pass, della corrispondenza del documento di identità, misurazione della febbre, disinfezione delle mani, scrittura di indirizzo e recapiti, modulo di autocertificazione e attesa che la piccola sala del museo fosse abbastanza vuota. Non oso immaginare cosa accade nei musei con maggiore afflusso.
E’ il caso però di dire che ne è valsa la pena. Come detto è una sola sala, in cui sono conservati vari reperti tratti dal mare al largo di Mazara, tra cui anfore di vari tipi, provenienze ed epoche; fenicie, cartaginesi, greche, romane, medievali, arabe. Questi mari sono da sempre stati solcati per commercio e questa terra fertile è stata abitata da tante civiltà che se la sono contesa.
Un pezzo molto interessante è una zampa di elefante di bronzo a grandezza naturale, è stata ripescata dal mare, portata dalle reti a strascico, e non è stato quindi possibile identificare esattamente il luogo del ritrovamento, ma certamente il resto della gigantesca statua tardo punica deve giacere ancora tra i fondali, e se verrà recuperata sarà davvero una straordinaria scoperta.
Ma per ora la star è lui, il Satiro Danzante, una statua di bronzo meravigliosa per armonia delle forme e movimento. Il corpo si torce nella danza dionisiaca ruotando sulla gamba destra, con le chiome al vento e gli occhi spiritati dall’estasi, le labbra socchiuse.
Il Satiro Danzante è di epoca greca classica o ellenistica, alta circa 2 metri e mezzo. Da alcuni storici dell’arte è stato identificato addirittura con il Satiro Periboetos di Prassitele citato da Plinio, mentre per altri sarebbe solo una sorta di polena di ottima fattura.
Fu ritrovata in mare dal peschereccio “Capitan Ciccio”; prima a luglio 1997 fu trovata casualmente una gamba, e poi nel corso di una nottata, nel marzo 1998 gli stessi uomini dell’equipaggio ritrovarono tutti gli altri pezzi ad una profondità di 500 metri; purtroppo nel recupero andò perso un braccio-
Un’accurata cartellonistica spiega le complesse operazioni di messa in sicurezza e restauro della statua per non deteriorare il bronzo che per millenni era stato sott’acqua.
Dopo il restauro, dopo essere stato esposto al Quirinale e aver girato mezzo mondo, dalla Francia al Giappone, il fauno Danzante è stato restituito giustamente a Mazara ed ha trovato definitiva sistemazione nel piccolo museo nato intorno a lui nell’ex Chiesa di Sant’Egidio.
Durante un periodo di restauro del museo è stato esposto provvisoriamente nel cortile del Collegio dei Gesuiti, che è un altro bell’edificio di Mazara da visitare, proprio di fronte al museo.
Meraviglia spiegazione
Direi ottimo come Mazara