C’era una volta una cittadina florida di commerci e ricca d’arte, racchiusa tra possenti mura merlate tra cui svettavano la rocca, il castello e 24 torri. C’era una volta e c’è oggi in Veneto, in provincia di Padova, la città di Montagnana, che ha attraversato i secoli intatta nella sua superba bellezza, uno dei più importanti esempi di fortezza militare medievale in tutta Europa.
Montagnana è entrata a far parte dei “Borghi più belli d’Italia”, ed è anche bandiera arancione del Touring Club per le bellezze storiche che conserva e per la sapiente opera di preservazione e valorizzazione dei suoi prodotti tipici.
Io ho avuto la fortuna di assistere al Palio e sono stati due giorni davvero emozionanti, per cui mi sento di consigliarvi di mettere in calendario la partecipazione per il prossimo anno.
LE MURA DI MONTAGNANA E CASTELLO SAN ZENO
Il primo impatto per chi non la conosce è di grande meraviglia: 2 km di mura merlate, regolarmente intervallate dalle torri di guardia, che girano tutto intorno alla città. Sotto a quello che un tempo era un fossato dall’ampiezza da 20 a 40 metri, alimentato da un canale del fiume, oggi è un verde ampio declivio.
Vale la pena passeggiare almeno per un lato delle mura, sia fuori che dentro, per rendersi conto della loro imponenza e del loro perfetto stato di conservazione.
Le mura originarie erano molto più antiche, ma fu Ezzelino III da Romano nel 1242 che, dopo aver espugnato e messo a fuoco la rocca, vi si insediò e fece costruire una cinta muraria più forte ed il Castello di San Zeno, che è tutt’oggi rimasto intatto. L’attuale cinta muraria invece fu fatta costruire dai Carraresi, amatissimi signori di Montagnana, nella metà del 1300.
Del castello San Zeno colpisce il Mastio di Ezzelino, una possente torre dalla quale si gode di un bel panorama che permette di apprezzare la compattezza della cinta muraria e di spaziare con lo sguardo sui dolci Colli Euganei che circondano Montagnana.
La torre è inserita in un complesso museale che, oltre ad ospitare reperti di archeologia medievale, nei giorni del Palio si arricchisce dell’esposizione “Palio in arte”, con quadri e sculture che rivisitano in chiave moderna l’iconografia medievale e rinascimentale.
LA PIAZZA VITTORIO EMANUELE II
Passando attraverso l’imponente Porta Padova attraverso il castello di San Zeno si entra nel borgo abitato, strade contornate da belle case porticate.
Presto si giunge alla piazza principale, intitolata a Vittorio Emanuele II, molto ampia e davvero bella con tutti i palazzi storici che la circondano, tra cui il palazzo oggi della Cassa di Risparmio, in stile liberty ma non scevro dal richiamo delle forme medievali secondo una visione romantica, il palazzo Zanella che ha dei curiosi camini a corolla, il Monte di Pietà, il settecentesco palazzo Valeri, il Palazzo della Loggia.
In mezzo alla piazza, tutta pavimentata di veneto “liston”, sta il monumento a Vittorio Emanuele II, posto dove Napoleone aveva fatto distruggere il leone di San Marco, simbolo della fedeltà di Montagnana alla Serenissima.
IL DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA
Ma soprattutto sulla faccia si affaccia maestoso un edificio che per la seconda volta fa restare a bocca aperta: il Duomo di Montagnana, dedicato a Maria Assunta che è la patrona della cittadina.
E’ una costruzione così imponente che un visitatore non preparato non se lo immaginerebbe certo di tali proporzioni, con le sue quattrocentesche forme tardogotiche e rinascimentali, i massicci contrafforti, la sua ampia cupola, il portale ad arco attribuito al Sansovino.
Sulla facciata spicca un grande orologio con una lancetta sola, costruito da un fabbro che aveva calcolato con precisione alba e tramonto per ogni giorno dell’anno in dipendenza dalla rotazione del sole, ma questo meccanismo, che richiedeva una carica quotidiana, fu rovinato da un ingegnere che ci mise le mani!
L’interno del Duomo riserva ulteriormente diverse sorprese. Sulla controfacciata sono due affreschi, rappresentanti l’uno Davide con la testa di Golia e l’altro Giuditta, che sono attribuiti al Giorgione.
La pala d’altare è una celeberrima, grande e luminosa Trasfigurazione di Cristo del Veronese.
Nell’alto dell’abside troneggia una Madonna che è un capolavoro di prospettiva: vista da vicino risulta quasi schiacciata, piatta, mentre dal basso assume le proporzioni corrette, anche grazie all’artificio della curvatura della cintura.
Le volte delle absidi dei due bracci della croce latina del Duomo sono speculari e molto particolari: a sinistra una conchiglia con i suoi raggi che si allargano si apre a simboleggiare l’inizio, la nascita, e vi è un medaglione con la Madonna con il Bambino. A destra la conchiglia è invertita, chiude il tempo ed i suoi raggi riconducono all’unità, ed ecco un medaglione che vede Dio Padre, Cristo e la Madonna (non la Trinità come potrebbe sembrare).
C’è poi un grande quadro che narra con dovizia di particolari la battaglia di Lepanto, così importante per la storia della cristianità.
Una cappella dedicata alla Madonna della Pioggia, ricorda un miracolo certificato da un notaio dell’epoca: i cittadini di Montagnana, colpiti da una grave siccità, portarono in processione la Madonna, e al termine della processione l’acqua cadde copiosa dal cielo, a destra e a sinistra dei fedeli, ma senza bagnarli. La cappella è decorata con complessi dipinti che rappresentano con proporzioni astronomiche l’universo allora conosciuto e riprendono la visione teologica ed anche l’iconografia della Divina Commedia.
PER LE VIE DEL BORGO FINO ALLA ROCCA DEGLI ALBERI
Dalla Piazza Vittorio Emanuele II, ci si può dirigere ad ammirare la Chiesa di San Francesco, in prossimità delle mura.
E’ anche l’occasione per percorrere un tratto della strada che le costeggia, in questo punto molto suggestiva.
Tornando indietro alla piazza, prendendo via Roma si può visitare il bel palazzo Pomello Chinaglia, e poi si può percorrere, sempre in gran parte sotto i portici, Viale Matteotti, che è la strada su cui si affacciano i palazzi più belli, come il veneziano Palazzo Magnavin Foratti.
Passeggiando non si può mancare di fare tappa in qualcuna delle tante ottime pasticcerie, ciascuna con una sua specialità. Vi segnalo il Pandolce di Ezzelino, che trovate presso la pasticceria Cuccato, dove viene preparato con l’originale ricetta di tre generazioni fa’.
Per una merenda più sostanziosa o per un pranzetto veloce non si può non provare un panino con il prosciutto di Montagnana, che vale quanto un monumento. Meno conosciuto del San Daniele o del prosciutto di Parma, è un prosciutto lavorato solo qui secondo un protocollo particolare, dolcissimo, ed ha ottenuto il riconoscimento DOP col nome di Prosciutto Veneto Berico-Euganeo.
Percorrendo corso Matteotti fino in fondo, si arriva dalla parte opposta delle mura rispetto a Castello San Zeno, alla Rocca degli Alberi, ingresso fortificato anche esso costruito dai Carraresi in un punto delle mura più esposto agli attacchi dei nemici.
LA FESTA INTORNO AL PALIO: IL MERCATO MEDIEVALE E GLI ANTICHI MESTIERI
Questa rocca è il cuore della manifestazione più importante che si svolge nella città, nel primo fine settimana di settembre di ogni anno, il Palio dei 10 Comuni, un evento magistralmente organizzato e che coinvolge tutta la cittadinanza in una fiera rievocazione storica ed in una competizione sportiva che esalta le appartenenze locali e che non ha niente da invidiare al più famoso Palio di Siena.
Durante i giorni del Palio in tutta la città si respira un’aria di festa e di gran coinvolgimento. Le bandiere dei rioni storici sono esposte nelle vie, per strada si incontrano tanti figuranti vestiti da soldati, castellani, contadini e via dicendo, i ristoranti, i bar e le pasticcerie danno il meglio di sè.
La piazza Vittorio Emanuele e corso Matteotti diventano il teatro di un vero mercato medievale. I banchi, agghindati all’antica, vendono dei prodotti che difficilmente si trovano nelle altre fiere, con gli espositori che partecipano al gioco spesso vestiti alla medievale.
Così scopro che non solo il miele ha diversi sapori a seconda della provenienza e del tipo di fiori di cui le api si sono beate, ma anche il dolce polline, un cucchiaino del quale dà energia per tutta la giornata.
O ancora faccio conoscenza con il “camin dourato”, l’oro vegetale, una fibra che seccata ha il colore dell’oro e la leggerezza della paglia, e si può intrecciare per realizzare gioielli speciali.
Ci sono le erbe che curano tutti i più comuni acciacchi, le spade e le ghirlande di fiori, ci sono le ceramiche dipinte a mano con colori e disegni delicati come da secolare tradizione.
C’è il mago che legge la mano, la danzatrice del ventre, c’è una piccola stalla con gli asinelli che,dolci e miti, si fanno accarezzare sul muso, e i carretti dei contadini.
Poi ci sono gli antichi giochi a disposizione dei bambini (ma anche degli adulti). Ma quanto ci si può divertire a provare la propria mira ed abilitá con delle scatole e piste di legno bucate e delle palline?
Insieme ai giochi gli antichi mestieri, o meglio le arti di antica origine, ma che restano sempre attuali e vengono riscoperte in forme tradizionali o rese moderne , come l’arte del mosaico. Bellissima idea il laboratorio per bambini ideato da Athea Amarante, che è un architetto e per passione si dedica all’arte musiva. I piccoli allievi imparano a confezionare con veri pezzi di mosaico i loro primi capolavori.
SBANDIERATORI E MUSICI
Arrivano gli sbandieratori ed i musici dei vari comuni. Ciascun gruppo ha le sue bandiere e le sue coloratissime divise.
Rullano i tamburi e suonano le squille, con un ritmo cadenziato e potente che richiede un grande allenamento e una perfetta sintonia. Iniziano a volteggiare nell’aria, leggere come piume, le grandi bandiere, e sfidando le leggi di Murphy, ricadono sempre dalla parte dell’asta nelle mani degli sbandieratori;
loro le arrotolano e le rilanciano col piede, fanno evoluzioni tra le gambe e dietro la schiena, le gestiscono sempre più numerose in contemporanea facendole piroettare ai quattro venti come manciate di stelle filanti magiche.
La competizione degli sbandieratori riguarda le prove in singolo, in doppio e in squadra, e anche i musici sono in tenzone tra loro. Certo difficile decretare il vincitore, a me sembrano tutti bravissimi, ma i giudici FISB non hanno dubbi e gli straordinari sbandieratori e musici di Città Murata, il gruppo di Montagnana, fanno cappotto.
L’INCENDIO DELLA ROCCA
La piazza inizia ad animarsi di figuranti, uomini e donne, vecchi e bambini, usciti dalle nebbie del Medio Evo si compattano al crepuscolo in un lungo corteo che, scortato da fiaccole, avanza sino alla Rocca degli Alberi.
Il pubblico prende posto sugli spalti. Inizia lo spettacolo più entusiasmante di questi giorni di Palio: l’ Incendio della Rocca.
Per capire questo evento bisogna fare due passi indietro nella storia, alla metà del 1200, periodo difficile in cui le lotte tra signori delle diverse casate, la perenne tensione tra imperatore e liberi comuni, i rovesci di fortuna delle città, gli assedi e i saccheggi, gli eserciti contrapposti assetati di conquista e bottino, non facevano dormire sonni tranquilli.
L’incubo di Montagnana si chiamava Ezzelino III da Romano, plenipotenziario dell’imperatore Federico II per la Marca Trevigiana, uomo terribile su cui da subito fiorirono le più oscure leggende. Si dice che fosse figlio del diavolo, andato a trovare sua madre in una notte di tempesta, si dice che come Dracula bevesse sangue umano ( e in senso metaforico era certo così); Dante lo mette all’inferno (canto XII) tra i tiranno assetati di sangue: “quella fronte c’ha lì’l pel così nero, / è Azzolino”. A Montagnana lo vediamo entrare nel terrapieno sotto le mura di Rocca degli Alberi galoppando in sella ad un cavallo nero, tutto di nero vestito e con gli occhi rossi iniettati di sangue.
Ezzelino tentò di espugnare Montagnana nel 1238, ma il coraggio dei cavalieri della città murata lo fermò. Egli allora, ritirandosi, pronunciò il famoso sinistro anatema: “Verrà il giorno in cui i vivi invidieranno i morti!”
Ezzelino tenne fede alla sua promessa di vendetta e nel 1242 ritornò con un possente esercito, espugnò la Rocca e la mise a fuoco, con tutto l’abitato. Insediatosi nella città, fece costruire una nuova più solida fortificazione e il castello San Zeno con il suo Mastio di Ezzelino ancora esistente.
L’episodio dell’incendio della Rocca è rievocato a Montagnana in modo spettacolare. Dopo l’arrivo dei cavalieri di Montagnana che si esibiscono in varie scene di combattimenti e dimostrazioni di coraggio tra fuoco ed armi, gli arcieri danno fuoco alla Rocca.
Tra giochi di luci, cascate di fuochi d’artificio, fumo e vere fiamme, si resta col naso all’ in su ad ammirare senza fiato tutti i colpi di scena dello spettacolo delle mura rosse e baluginanti nella notte.
Poi la storia travolge anche Ezzelino, che muore nel 1259 in seguito all’infezione per le ferite riportate in una battaglia. Si susseguono a Montagnana gli Scaligeri e finalmente gli amati signori da Carrara.
Montagnana si consegnerà nel 1405 a Venezia, e sotto l’ala protettrice della Serenissima, vivrà un periodo di pace e prosperità, specializzandosi nella coltivazione della canapa per le vele sino alla caduta di Venezia nel 1795.
LA TENZONE DEGLI ARCIERI
La domenica Il Palio entra nella sua ultima e più importante giornata. Mentre in piazza Vittorio Emanuele si esibiscono coralmente gli sbandieratori e i musici, e i visitatori iniziano ad affluire numerosi affollando tutte le vie della città fortificata, la mattina è dedicata a Rocca degli Alberi alla tenzone degli arcieri dei 10 comuni.
Gareggiano con l’arco tradizionale, duro da tendere e senza meccanismi di mira di precisione, l’alzata va calcolata al millimetro è solo l’esperienza, l’occhio e la bravura personale a fare la differenza.
Un solo campione è chiamato a gareggiare per l’onore del proprio comune, circondato da guerrieri e dame in trepidazione. I bersagli sono molto vari, per mettere alla prova la potenza e la precisione di mira. Oltre ai centri di paglia, ci sono bersagli da uccellagione, anelli in cui infilare il dardo, sottili bersagli mobili appesi ad una corda.
IL CORTEO STORICO
Il tempo di un ultimo gustoso pranzo negli stand allestiti in piazza con street food medievale ed ecco partire il sontuoso corteo storico.
I partecipanti sono divisi per le diverse parti della città a cui appartengono, a cui corrispondono specifiche classi sociali.
Ci sono i signori Da Carrara con il loro seguito nobiliare, nelle loro vesti lucide di sete e d’oro, e gli abitanti del castello, raffinati nel loro incedere a testa alta.
Ci sono i cavalieri, uomini d’arme valorosi nelle loro armature e le loro armi micidiali: lance, spade e archi.
Ci sono gli artigiani che trasportano i ferri del mestiere, i contadini con i loro carri e i cesti di frutta festosi, le torme di bambini in abiti bianchi e con i piedini scalzi avvolti solo da pezze di stoffa.
Ci sono gli ecclesiastici, dai prelati rosso vestiti ai monaci penitenti che con occhi spiritati urlano “pentitevi, ricordatevi che dovete morire!”
Ci sono le belle prostitute nei loro scollacciati ed irresistibili vestiti multicolori. Ci sono i gli storpi, i lebbrosi e la strega rinchiusa nella gabbia che urla “vi prego liberatemi!”
Tutta questa umanità sfila per la città sino ad arrivare alla Rocca, dove prende posto nel terrapieno. Poco lontano sono già montate le tende di tutti i colori che ospitano lo staff dei 10 comuni che si contenderanno il palio, e c’è già chi lavora alacremente a preparare le tavole del banchetto della festa che seguirà alla corsa.
LE PRIME BATTERIE DEL PALIO
Sul palco principale prendono posto i Signori Da Carrara, i giudici e i saggi dei comuni contendenti.
Arriva il palio, dipinto su stoffa ogni anno da un diverso pittore di chiara fama. Si dice che i pittori ricevano una misteriosa ispirazione ed i colori dei loro dipinti rivelino ogni volta qualcosa che fa presagire la vittoria di questo o quel comune.
Gli sbandieratori dei comuni rendono l’ultimo omaggio ai Signori e la competizione ha inizio.
La pista ha la forma di uno stadio da corsa di bighe, con due rettilini e due curve ad u alle estremità. la partenza avviene tra 4 pilastri che delimitano un quadrato ideale, senza canapi.
Uno per uno arrivano i cavalli, splendidi, lucidi, nervosi e carichi, cavalcati a pelo, cioè senza sella, da esperti fantini che portano i colori dei rispettivi comuni e non hanno nè speroni nè frustino. Questo spiega perchè, al contrario di quanto avviene a Siena, non può vincere il cavallo scosso, che non porta i colori del comune; il fantino, sia pure disarcionato, deve raggiungere comunque il traguardo perchè possa dirsi conclusa la sua prova. Resta famosa la prova di un fantino che, disarcionato, riuscì a rimontare in corsa sul proprio cavallo! Uno staff di veterinari sono sempre intorno ai cavalli per valutarne il perfetto stato di salute ed accorrere qualora ci sia bisogno.
Ogni batteria eliminatoria è formata da 5 cavalli, i primi 2 arrivati sono ammessi alla finale.
Non sempre è facile per i cavalli, il cui ordine di partenza è estratto precedentemente, allinearsi nelle loro postazioni senza uscire dal quadrato. Le postazioni favorite sono la terza e poi la seconda e la quarta, mentre la prima e la quinta sono considerate sfavorite perchè i cavalli corrono il rischio di essere schiacciati sui lati e devono prendere la curva troppo stretta o troppo larga. La prima batteria ha una partenza sorprendentemente rapida, annunciata a sorpresa dal mossiere dal suono secco della campanella.
La seconda batteria invece non riesce a partire, alcuni splendidi cavalli sono particolarmente nervosi, escono dal quadrato, si impennano, uno sfonda addirittura una staccionata e accorrono i veterinari dello staff per verificare che sia tutto a posto. Ma poi finalmente la campana suona senza false partenze e i destrieri corrono dando sfogo a tutta la loro voglia di mordere la pista.
LA CORSA DEI GONFALONI
Prima della batteria finale del palio dei cavalieri è la volta della corsa dei gonfaloni, o meglio dei gonfalonieri che percorrono tutto la pista che verrà battuta dai cavalli, resa già sconnessa dalle prime batterie equestri che hanno sollevato la terra con gli zoccoli.
E’ una corsa durissima con il pesante gonfalone che deve essere sempre portato avanti alto senza mai toccare terra. Vince quest’anno Merlara, per la seconda volta con lo stesso atleta, a dimostrazione che questa in questa corsa la vittoria non è un caso.
LA VITTORIA DEL PALIO
E’ il momento della corsa finale. Un pugno di minuti, ma di un’intensità emotiva straordinaria. Il pubblico sta seduto col fiato sospeso, ma poi non regge più la tensione, tutti si alzano, urlano di gioia o di disperazione per i loro beniamini che corrono veloci come il vento.
Il vincitore è proprio il cavallo del comune padrone di casa, Montagnana: il fantino sardo Marco Bitti in sella al superbo cavallo Ventosu taglia per primo il traguardo tra le ovazioni della folla. A lui il palio della vittoria, al secondo, Saletto, come da tradizione un gallo (che dà la sveglia) e al terzo, Medaglino San Vitale, un melone (che si sa, a fine agosto inizia ad essere un po’ passo) a mo’ di bonaria presa in giro.
Del resto, se non ci fosse pungente rivalità tra i comuni, che palio sarebbe?
Qualche consiglio
Potete consultare il sito di Visit Montagnana e contattarli per ogni informazione che vi serva per organizzare la vostra permanenza e anche per scoprire i numerosi eventi che a Montagnana si susseguono per tutto l’anno. A Visit Montagnana va il mio ringraziamento per avermi fatto scoprire questo splendido borgo e per avermi fatto vivere le emozioni del palio
DOVE MANGIARE A MONTAGNANA
A Montagnana vi sono molti buoni ristoranti tipici e pasticcerie tutte da provare. Tra tutti vi consiglio:
Pasticceria Favalli per il miglior caffè e le migliori brioches
Pasticceria caffetteria Cuccato per pastine, in particolare la Ricottina o il dolce tipico Pan d’Ezzelino
Gelateria Dulcis per il gelato
Osteria ai 2 Draghi http://www.duedraghi.it/ – https://www.facebook.com/2draghi/
Hostaria Zanarotti https://www.zanarotti.it/ – https://www.facebook.com/HostariaZanarotti/
La Loggia dei Cereali www.facebook.com/La-Loggia-dei-Cereali-423239061481115/ In particolare per la pizzeria
Hostaria La Rocca
Gastronomia Zanini https://www.facebook.com/gastronomiazanini/ – http://www.gastronomiazanini.com/ per acquisto prodotti tipici. Qui vi consiglio di chiedere il cornetto prosciutto e formaggio.
Mi piacciono molto le rievocazioni storiche, questa in particolare l’ho seguita un po’ sui social. Dovrei andare a Montagnana in novembre, in occasione di un evento enogastronomico… non vedo l’ora 🙂
Ma che bello. Le tue foto sono davvero stupende. Mi ero ripromessa di venire quest’anno al Palio di Montagnana ma non ce l’ho fatta. Mi piacciono molto le manifestazioni che riprendono i lavori, le attività e i mestieri di una volta… è un tipo di patrimonio che non si dovrebbe ma dimenticare ma sempre tramandare. Il corteo storico mi sembrava davvero bello, loro costumi, tra l’altro, erano davvero ben fatti.
Molto interessante ed esaustivo il tuo post!
Confermo, Montagnana è un gioiellino, soprattutto durante il Palio!
Il solo fatto di avere una cinta muraria da attraversare per entrare nel paese mi catapulta nel passato e mi emoziona. Esserci per il palio deve essere ancora più bello, amo da sempre tutte le manifestazioni che raccontano attraverso costumi e rappresentazioni la storia di un luogo!
Mi piace moltissimo la parte medievale della città, sarà anche perchè le foto del palio e della rievocazione con i costumi e le bancarelle dei mestieri mi ha fatto davvero immaginare la vita in quel periodo. Bellissime foto soprattutto quelle dell’incendio
Ho vissuto per quasi 4 anni a Venezia, ma purtroppo conosco molto poco il Veneto (vivevo in laguna per motivi di studio). Ricordo che una mia compagna di corso viveva a Montagnana e più di una volta mi aveva parlato di questo borgo e della famosa festa del Palio… purtroppo non sono ancora riuscita a visitare questo borgo medievale, ma spero di farcela l’estate prossima, casomai proprio a fine agosto così riuscirò a vedere tutte queste belle celebrazioni!
C’ero anch’io al palio e lo hai descritto benissimo! La.rievocazione è stata davvero impressionante! Mai avrei pensato potesse essere così reale!
Ho degli amici che fanno i figuranti al palio e mi riprometto sempre di venirlo a vedere. Dev’essere speciale!
Speravo di assistere anch’io al palio quest’anno, ma alla fine non sono riuscita! Leggete il tuo resoconto mi fa ancor più voglia di andarci il prossimo anno!