Panama City, un canale tra grattacieli e foreste


Panama City è un collage di immagini in apparente contrasto tra loro, dove la ultramodernità portata dal business cerca di convivere con una natura prorompente e con una lunga storia indigena e coloniale. Poichè l’immaginario derivante dalla cultura cinematografica soprattutto di stampo bondiano tira brutti scherzi, Panama mi ha sempre evocato l’immagine quasi romantica di uomini con la 24 ore, gli occhiali da sole, il vestito di lino chiaro e il cappello di paglia, che sorseggiano cocktail tropicali su scenari di splendide spiagge contornate da palme. Diciamo che le splendide spiagge ci sono ma non a Panama city, che I cappelli “Panama” affollano I negozi di souvenir della città vecchia senza essere indossati da alcun cittadino panamense, e che l’unico soggetto vestito di lino bianco era un turista cinese visto in aeroporto. I succhi tropicali ci sono e sono anche molto buoni, ma di tutto il mio quadretto evocativo le valigette 24 ore sono certo l’elemento più azzeccato in questa capitale d’affari.

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Eccoci a Panama City, 33 gradi, sol leone e tanta afa, in mezzo ad una selva di eleganti grattacieli che caratterizzano tutto lo skyline cittadino e che sono ancora in espansione in mezzo alla foresta tropicale, e come spesso avviene nelle città a rapida crescita, fianco a fianco con le baraccopoli. Il taxista di origini ebraiche ci dice con orgoglio che appartengono in gran parte a famiglie ebree, mentre un barista di origini greche smentisce nettamente affermando che appartengono ad armatori greci; appartengono in realtà a multinazionali di mezzo mondo, attratte qui dal conveniente regime fiscale e dagli scambi commerciali che prosperano intorno al Canale. Anche molti furfanti internazionali hanno trovato rifugio a Panama grazie alla politica di non estradizione. Anche noi ci siamo capitati per necessità: in mancanza di voli diretti per la Costarica , abbiamo scartato tutti I voli con scalo negli USA per paura che I visti dei nostri bei viaggi in Medio Oriente  fossero motivo di fastidi in questa delirante epoca Trump, e ne abbiamo approfittato per fermarci a visitare Panama City, che si è rivelata un luogo piacevolissimo, nonostante goda di ambigua fama di città snodo di narcotraffico e piena di prostituzione; forse come un po’ ovunque, i viaggi ci rassomigliano e si finisce per trovare ciò che si cerca.

IMG_20170423_111855Nonostante dopo il lungo volo dall’Italia avessimo deciso di andare a dormire presto, facciamo un giretto nel Casco Antiguo, la città vecchia, di impronta coloniale, molto graziosa ed animata anche senza grandi monumenti, tutta ristorantini e passeggio.IMG_20170423_131530 Tutte le strade qui sono molto sicure perchè in questa zona ad ogni angolo ci sono poliziotti armati, il nostro taxi viene fermato per controlli sia all’andata sia al ritorno.

Ci fermiamo alle 20’30 ad una bella fabbrica di birra che serve anche cibo con I tavoli  sul patio tutti pieni, intanto Giulia (la nostra bimba treenne, per chi non la conosce ancora) si è addormentata in braccio al papà, e scopriamo con sconcerto che dopo le 20 non ci si può sedere con bambini dove servono anche alcolici, cosa del tutto priva di senso logico considerato che certo non somministriamo birra alla bimba. Comunque a questo punto siamo stancucci e ce ne torniamo all’hotel, nella parte moderna, ammirando lungo il  percorso le luci dei grattacieli e le insegne luminose un po’in stile Las Vegas.

IMG_20170423_113304Appena svegli ci dirigiamo di nuovo con più calma al Casco Antiguo di Panama, il vecchio quartiere dall’atmosfera coloniale patrimonio dell’Umanità Unesco. Così giriamo tutta la mattina fra chiese barocche, piazze giardino, negozi di artigianato coloratissimo, ma anche  tanti edifici resi decrepiti dal tempo ma soprattutto dai bombardamenti americani del 1989 contro Noriega, al termine del lungo IMG_20170423_130531idillio con gli USA del controverso dittatore  che aveva garantito le aspettative americane sul Paese, un po’ come Saddam in Iraq  (nei bombardamenti, come ricorda un murale, morirono oltre 4000 civili innocenti che avevano la sfortuna di abitare vicino al quartier generale del generale).Ogni tanto ci fermiamo a bere un frullato di frutta tropicale, per smorzare il caldo, o a gustare un buon caffe, visto che qui ci sono ottime torrefazioni.IMG_20170423_123622 IMG_20170423_123624 Ad un mercatino dell’artigianato, in cui sono esposti tanti coloratissimi oggetti fatti a mano, mi faccio incantare dalle lavorazioni di perline, ed acquisto un delizioso colibrì tutto tessuto di perline multicolori e una vistosa collana a grandi fiori tropicali sempre di minuscole perline; a Giulia compro una specie di tamburello il cui rumore ci accompagna tutto il giorno, e un cerchietto di stoffa colorata con sopra tante coppiette di bamboline in costume.

IMG_20170423_105537Tra i monumenti visitiamo le chiese barocche di Nuestra Señora de la Merced e di San Josè; in quest’ultima si trova un altare d’oro che si dice che sia l’unica cosa preziosa salvatasi dal saccheggio del pirata Morgan grazie allo IMG_20170423_105721stratagemma di averlo dipinto di nero.


IMG_20170423_134951E poi la cattedrale metropolitana, con le sue due torri, e la porta di legno contornata da conchiglie dell’isola di Las Perlas incastonate nella facciata di pietra chiara, peccato in restauro. Tra gli edifici civili sono interessanti il Teatro Nazionale, costruito a inizio del secolo scorso nell’edificio di un antico convento, il Palazzo Presidenziale IMG_20170423_131927(sorvegliatissimo!), che era l’edificio delle dogane, detto “palazzo delle Gazze” perchè questi uccelli neri svolazzano nel suo patio.

IMG_20170423_131428Sono peró le piazze ad offrire gli scorci più suggestivi del Casco Antiguo. Al primo posto metterei la bianca Piazza di Francia, su cui si affacciano Las bovedas, l’ambasciata francese e l’istituto nazionale di cultura, e dietro un tratto di bianche mura dalla cima delle quali si IMG_20170423_111424gode uno splendido panorama sul mare e sui grattacieli della cittá moderna. E’ graziosa anche la Piazza Simon Bolivar, tutta circondata da affollati ristoranti e caffè, con un giardino centrale e la statua del Libertador.

Il Casco Antiguo non va confuso con Panama Viejo, che è il sito archeologico di ciò che rimane dell’antica città di Panama, completamente abbandonata e distrutta dal pirata Morgan nel 1670. Furono i cittadini di Panama a dare fuoco alla loro città sperando di confondere le acque e salvarsi con la fuga nell’interno del Paese con le ricchezze che riuscivano a trasportare, ma furono in gran parte raggiunti, presi prigionieri e spogliati dei preziosi che i pirati trasportarono con quasi 200 muli! Sebbene le rovine siano molto interessanti (più dal punto di vista storico che artistico) ci manca purtroppo il tempo di una visita.

La grande attrazione di Panama è l’omonimo canale che mette in comunicazione l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico, ma non è così scontato riuscire a vederlo bene. Intanto trovare l’agenzia che organizza tour in barca sino alle chiuse è stata un’impresa, sembrava che i taxi fossero incapaci di raggiungere l’indirizzo, poi ho scoperto che qui a Panama city  gli indirizzi sono molto approssimativi, indicano una zona e i civici quando ci sono possono essere duplicati, tanto che c’è una seria difficoltà nel recapito della posta e chi può si è affittato una casella postale. Incredibile in una città ultramoderna! IMG_20170423_141842Così nella nostra ricerca di un tourIMG_20170423_131555marittimo ci ritroviamo casualmente sulla “Calzada de Amador”, piacevolissima lunga passeggiata su un viadotto che collega alla città le ex isole di Naos, Pirico e Flamenco, su ciascuna delle quali dove sorgono negozi, ristoranti, luoghi ricreativi per bambini, ed è un luogo molto frequentato dai locali e dai turisti. I grandi magazzini che vi si trovano e che sono segnalati come duty free hanno in realtà prezzi mediamente più alti che in Italia, quindi non hanno particolare interesse.

esclusasAlla fine optiamo per raggiungere le Chiuse, che sono un po’fuori città, in taxi. Tutto ciò che si può vedere è il Centro Visitatori posto alle Esclusas de Mirafiori, con mostre varie (più interessante è il museo della costruzione del canale nel Casco Antiguo), un ristorante e un negozio di souvenir, e poi soprattutto la vista sul canale, ma è la stessa vista che si può avere dal ponte(gratuito) posto poco più in là. Il Canale è una straordinaria opera si ingegneria, esclusas2peraltro doppiato recentemente da un secondo ramo per il traffico scorrevole delle imbarcazioni più piccole. Dal ponte abbiamo avuto la fortuna di vedere il passaggio di un grosso cargo. Pensate che le navi più grandi per passare dal Canale pagano fino a 500.000 dollari, e certo questo è indicativo dell’importanza commerciale e strategica di questi luoghi. Gli americani hanno mantenuto stretto il dominio sul canale fino al 2000, quando la gestione è stata ufficialmente passata in mani panamensi ma con obbligo di mantenimento dell’opera pena la retrocessione. Manu militari gli USA si erano impadroniti non solo del canale, ma di un vastissima quantità di terreno, su cui avevano costruito una vera e propria città riservata ai civili e militari statunitensi, con divieto di accesso ai panamensi.

Lungo il percorso possiamo ammirare da vicino due  splendidi ponti contemporanei sul canale, ilIMG_20170423_142232Ponte delle Americhe e il Ponte del Centenario, e passiamo nella Calzada de Amador davanti al Biomuseo, singolare costruzione di tutti i colori e molto movimentata, quasi come le vele di una zattera galleggiante, dell’architetto Frank Gehry, che ci incuriosisce alla visita. Sarebbe stato proprio un peccato perderla: 8 sale spettacolari che raccontano la biodiversità presente nell’Istmo di Panama ma anche la storia geologica e climatica che ha comportato nel tempo i mutamenti dell’ambiente naturale.

In questa città d’affari c’è anche spazio per un grande parco metropolitano, 265 ettari di foresta  su una collina non lontana dal centro, dove la natura si è riappropriata dei suoi spazi; lì si possono prendere diversi sentieri e passeggiare nel verde tra gli animali tropicali (scimmie, bradipi, iguana, anche i cerbiattini!), e dall’alto  si gode di un bel panorama sulla città e sul canale.

Torniamo verso il nostro hotel con una lunga passeggiata sull’Avenida Balboa, il lungomare che costeggia con una splendida vista tutta la baia di Panama City, tra palme, prati verdi, spazi fioriti, piste ciclabili, chioschetti ambulanti di cibi vari.  Nessuna attrazione particolare, ma molto godibile.

Devo dire che ho sfruttato al massimo questo giorno  di visita, e mi  riprometto di ritornare con almeno 5 giorni a Panama, per poter  vivere meglio la città ma soprattutto per imbarcarmi per una minicrociera nel canale e per avventurarmi nelle zone del Paese meno raggiunte dall’antropizzazione  ed ammirare le meraviglie naturali di un ambiente che, come ho scoperto al Museo, presenta un’eccezionale biodiversità. E perchè no, a rilassarmi in queste spiagge da cartolina che ho fotografato solo dalla vetrina di un’agenzia turistica!images

One thought on “Panama City, un canale tra grattacieli e foreste

  1. Ho vissuto due mesi a Panama per lavoro e mi sono ritrovata molto nelle tue impressioni. Posso dire che, a parte le normali regole di sicurezza da utilizzare nei Paesi dell’America Latina, mi sono sempre sentita sicura e a mio agio, mai un brutto episodio. La polarizzazione della ricchezza è certo evidente, ma il livello di tassazione è molto basso e questo lascia anche alla classe media (piccoli commercianti, operai) un buon potere d’acquisto. E poi sì, devi tornare a vedere il resto di Panama, è tutta un’altra cosa rispetto alla capitale.

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