Il microclima di Salalah
Salalah è il capoluogo della regione meridionale dell’Oman, il Governatorato del Dhofar.
Come tutto l’ Oman, che è stato un’incredibile positiva scoperta, il territorio di Salalah è pieno di sorprese. Chi avrebbe mai pensato che in un territorio molto ristretto si potesse passare dai coralli, dai delfini e dalla tartarughe, alle dune del deserto, ai wadi con i loro fiumi e le palme e le cascate, ai siti archeologici millenari?
Non è un caso che la regione di Salalah sia stata abitata sin dalla più remota antichità, perchè in questo territorio stretto tra le alte montagne e il mare regna un microclima del tutto peculiare che la rende speciale rispetto a tutto l’Oman e ai Paesi mediorientali.
Ora nel cuore dell’inverno stiamo viaggiando con un cielo limpido ed una temperatura di 25 gradi. Ma provate ad indovinare quanti gradi ci sono di media a Salalah a ferragosto? 22 gradi! Per quattro mesi, da giugno a settembre, mentre nel resto dell’ Oman il clima diventa caldo torrido, a Salalah piove costantemente. Un improvviso uragano segna l’inizio della stagione estiva e quindi arriva un’impercettibile gentile pioggerellina in stile irlandese, le temperature calano, la natura è nel suo massimo rigoglio, le cascate si riempiono di acqua, le montagne sono ricoperte di un manto erboso verde smeraldo. Poi così come è venuta, con un altro uragano la stagione della pioggerellina scompare.
La cosa sorprendente è che vi immaginereste che l’alta stagione per una località di mare come Salalah sia quella invernale, col bel clima mite e soleggiato. Invece l’alta stagine è quella estiva piovosa, con prezzi 4 o 5 volte più alti di quelli invernali e tutto esaurito sei mesi prima. A drogare la domanda sono gli arabi del golfo, che sfuggono ai 60 gradi dei loro paesi e vengono a rilassarsi con il verde delle montagne e l’acqua delle cascate.
Questo microclima, che si estende in una zona di soli 45km x 300km, ha fatto sì che solo qui nascessero due piante che hanno segnato la storia dell’umanità: l’incenso e la mirra.
La Valle dell’ Incenso
A 40 minuti da Salalah, appena fuori dalla zona del microclima, sorge la Valle dell’Incenso, patrimonio naturale dell’umanità Unesco. Qui possiamo scoprire come l’incenso non abbia niente a che fare con i bastoncini spesso realizzati con l’incenso chimico; il frankincenso, o incenso vero, nasce solo nella “cintura dell’incenso” di Salalah, dalla pianta il cui nome scientifico è Boswellia Sacra, che produce questa resina rara ed unica .
Vi sono quattro qualità d’incenso, e la migliore è Al Hojari, della cui produzione un quarto è riservato in esclusiva alla Santa Sede. Il Papa quando va in visita pastorale alle chiese nel mondo dona sempre l’incenso omanita Al Hojari, lo stesso dono che i re magi fecero a Gesù bambino per ornorarlo col dono dei re, così come la Regina di Saba aveva regalato a Re Salomone una barca d’incenso. L’incenso è la seconda fonte di ricchezza dell’ Oman dopo il petrolio.
Nell’antichità, ancora prima della nascita di Gesì, da Salalah partiva la via dell’ Incenso, che insieme alla via delle spezie, alla via della seta e alla via del sale era una delle quattro vie commerciali che trasportavano beni importantissimi.
Solo le persone di importanza politica o di un certo livello economico potevano possedere questa preziosa resina, il che spiega perchè i re magi regalarono l’incenso, dono da re a re. Certo l’incenso non era prezioso solo per il suo profumo ma perchè nell’antichità veniva usato come potente farmaco antivirale.
L’incenso della qualità al hojari si può sciogliere nell’acqua e bere. Si usa berlo una volta al giorno a mesi alterni. A Salalah vi sono negozi di grossisti a metà tra la drogheria e la profumeria che vendono le bottiglie di incenso sciolto in acqua da bere. Vi assicuro che è una delle cose col sapore più schifoso che abbia mai bevuto, ma continuo a confidare nel fatto che possa davvero essere il miracolo di salute di cui si dice. L’incenso secondo la farmacopea locale infatti era la medicina del mondo, poichè protegge le vie respiratorie, cura il sistema gastro-intestinale, filtra i reni, cura e protegge i denti e le gengive. Ancora, i granelli di resina posti agli angoli delle stanze liberano dagli insetti e negli armadi dalle tarme, al posto della puzzolente naftalina.
L’incenso in Oman viene acceso in casa almeno una volta a settimana per scacciare il diavolo, o meglio l’energia negativa, i miasmi mefitici che possono provocare l’insalubrità degli ambienti. Del resto molte religioni, il cristianesimo, l’ebraismo, il buddhismo, utilizzano nei loro culti l’incenso come simbolo purificatore.
Se l’incenso è considerato la medicina per eccellenza, un altro albero che nasce qui a Salalah è considerato la prima fonte di bellezza: si tratta della mirrra. La mirra è una maschera naturale antirughe che distende la pelle ringiovanendola.
Le coltivazioni di alberi di incenso lasciano pian piano il posto a zone più aride con curiose rocce piramidali, quindi al deserto piatto, che è così esteso e senza dislivelli che la NASA dal 2018 sino al 2019 vi ha fatto la simulazione della discesa umana su Marte; su youtube potete ancora vedere i filmati. Questa zona infatti è unica al mondo, basti pensare che si sono trovate piante che non esistono in nessun’ altra parte, come l’aloe senza spine.
Il deserto non si rivela mai in una sola volta: chi l’avrebbe mai detto di trovare sotto al deserto l’acqua e persino il petrolio? E ancora, il silicio della sabbia del deserto serve per alcune componenti dei cellulari; la sabbia stessa nella sua interezza serve come materiale da costruzione; con la sabbia del deserto si crea il vetro.
Il deserto del Quarto Vuoto
I preistorici credevano che gli dei avessero diviso il creato in quattro parti: il cielo, l’acqua, la terra, e il quarto quarto era rimasto vuoto: il deserto del Quarto Vuoto. Il deserto del Quarto Vuoto ha una particolarità: è fatto di altissime dune della sabbia più fine che si trovi al mondo, così impalpabile che scendendo a piedi nudi lungo i crinali e affondando i piedi sembra di scivolare nel borotalco, e nemmeno una particella resta attaccata alla pelle.
Con le jeep ci si inoltra fino ai piedi della zona delle dune, quindi gli autisti sgonfiano le ruote per poter affrontare meglio la traversata su sabbia.
Il tramonto nel deserto è sempre un’emozione, quando il sole accende dei suoi ultimi colori caldi le dune per poi scomparire dietro di esse, una palla di fuoco mangiata pian piano dalla sabbia. Il vento sferza di sabbia il volto (portatevi un foulard per i capelli come fanno le guide locali che hanno il turbante e non il cappello) e ci si sente pervasi dal senso di un’immensità uguale dalla notte dei tempi ma sempre diversa perchè le dune sono plasmate e cambiate ogni istante dal vento.
Sorseggiare il tè accompagnato dai datteri e dai dolcetti locali tra le dune del deserto dà una incredibile sensazione di benessere, ma l’esperienza più profonda è fermarsi a trascorrere la notte in un campo tendato, ve ne sono di diversi livelli anche di lusso in cui nessuna comodità manca. Come disse Lawrence d’Arabia, basterebbe una sola notte nel deserto del Quarto Vuoto per tornare nuovi, perchè in quel deserto che spinge alla meditazione (e non è un caso che tanti profeti si siano rifugiati nel deserto) nasce nell’animo il senso dell’immensità, dell’infinito.
La città perduta di Ubar
Non lontano dal deserto del Quarto Vuoto sorge un sito archeologico patrimonio dell’umanità UNESCO: la città perduta di Ubar, uno dei posti più antichi della terra, risalente al 3000 a.C..
Lo chiamano anche l’Atlantide del deserto, menzionata nelle Mille e Una Notte e nel Corano, secondo il quale fu fatta sprofondare da Allah per avere adorato falsi dei.
Molti considerano i racconti dell’Atlantide del deserto solo un mito, eppure a vedere quelle rovine così antiche delle città carovaniera di Ubar, che aveva possenti mura e 8 torri, restituite al mondo nel 1992 dopo 5000 anni, non si può fare a meno di pensare che il mito tramandato dalle popolazioni del deserto nei millenni abbia qualcosa di vero.
Ad ovest di Salalah: le cascate, il porto di Sumhuram, le spiagge di Mughsail e Fazayah
Ad ovest di Salalah si possono ammirare le montagne che in questo periodo sono spoglie ma d’estate diventano verdissime a causa della costante pioggerellina. D’estate qui è pieno di belle cascate, ora d’inverno ne sono rimaste pochissime.
A Sumhuram si può visitare l’area archeologica e l’antico porto dell’incenso, che faceva parte del Regno di Saba. Qui, come scritto nella Bibbia, la regina di Saba regalò un’imbarcazione carica d’incenso al re Salomone.
Si arriva alla spiaggia di Mughsail, molto larga e lunga, meta anche di picnic per i locali, che approfittano di chioschi che sono stati creati per il riparo dal sole.
In questa zona si possono vedere i danni creati dal tornato nel 2018, con la vecchia strada completamente divelta e l’acqua che si è impossessata di tratti di terreno prima asciutto.
In fondo alla spiaggia c’è una zona di scogliere su cui si innalza la famosa alta caverna di Marnif, che non è in realtà una vera grotta, più che altro un enorme masso molto ritorto che sembra una caverna.
L’acqua che penetra tra gli scogli e si incanala nel terreno crea in certi periodi dell’anno il curioso fenomeno dei “blow holes”, dei soffi vaporizzati dal suolo in coincidenza con le onde. Ci sono anche delle grate per terra dove ci si può divertire a mettersi sopra e aspettare di essee bagnati dai soffi di acqua marina. Attenzione a non provarci quando c’è il mare particolarmente mosso: questi piccoli schizzi vaporizzati si trasformano in getti alti fino a 28 metri, come dei geyser, per fortuna freddi!
Continuando per pochi km oltre verso ovest, e avendo il coraggio di percorrere una strada che in 5 km tra curve acrobatiche supera 500 metri di dislivello, si arriva ad una delle spiagge più note dell’Oman, Fazayah, punteggiata di massi e insenature, il cui mare assume toni turchesi incantevoli.
A est di Salalah: Mirbat e il suo castello, Wadi Darbat
Nei territori ad est di Salalah si può visitare il paese di Mirbat, un tempo capitale della regione e nota per l’allevamento di cavalli, ora quasi abbandonata, con le sue case di mattoni d’argilla disabitate e fatiscenti, che si stendono quasi sino al mare, dove si trova un porticciolo di pescatori, in una zona di belle spiagge.
E’ un luogo molto autentico, dove per strada si può persino trovare un telo di plastica messo per terra con due pali verticali tra cui è un’asse orizzontale, con appese in vendita le varie parti di carne un cammello intero.
Sono suggestive le barchette azzurre che portano il pesce direttamente ad un piccolo mercato coperto. Alcuni pescatori gentilissimi, seduti ad un tavolino di un baretto improvvisato, ci invitano ad unirci a loro e a mangiare il loro cibo: strisce di pesce essiccato e latte di cammello, che ha un sapore di latte scremato, molto diluito; l’accoppiata baccalà-latte di cammello è per stomaci forti, ma il gesto della condivisione è stato davvero bello.
A Mirbat sorge un piccolo castello che era la residenza del wali, il governatore della regione; non è niente di speciale, ma è stato ricostruito nel 1500 nel luogo dove esisteva un’antichissima fortificazione citata in documenti di viaggio addirittura cinesi, come punto di passaggio per la via dell’incenso.
Dentro è allestito un modesto museo con costumi, arredamento locale, oggetti tipici; la cosa più bella è la terrazza panoramica che dà sul mare con due cannoni a scrutare l’orizzonte.
Non lontano dal castello sorge un mausoleo con le cupole bianche a cipolla , è la tomba di Bin Alì, antico religioso islamico molto venerato,che però abbiamo trovata inaccessibile a causa di un funerale, poichè continuano a seppellire in quel luogo. In generale in Oman bisogna stare attenti a cosa si sceglie di visitare di venerdì, visto che i giorni festivi qui sono il venerdì ed il sabato e si corre il rischio di trovare chiusi musei o siti archeologici, mentre per i mercati particolari (come ad es. il mercato delle donne o il mercato del bestiame di Nitzwa) bisogna essere fortunati a trovare proprio il giorno giusto della settimana.
Uno dei luoghi di relax più amati dagli omaniti nei dintorni di Salalah è Wadi Darbat. Impariamo a familiarizzare col concetto di wadi perchè qui in Oman ne troveremo tantissimi, uno più bello dell’altro: i wadi sono dei canyon tra le montagne, tra cui scorre un fiume, a volte secco nella stagione invernale a volte sempre ricco d’acqua, e sulle sue sponde cresce una rigogliosa vegetazione di palme, alberi da frutta e altri.
Wadi Darbat è tra i wadi più belli, circondato da una vegetazione rigogliosa, è attrraversato da un fiume che sgorga da una sorgente naturale, e che regala anche delle pozze con tante cascatelle che scorrono anche d’inverno. Grazie alle piante che vi si riflettono il fiume assume sfumature azzurre e verdi, è possibile percorrerlo in barca a noleggio, fare una passeggiata rilassante lungo le sue sponde, ammirando i cammelli che si abbeverano tranquilli, e volendo si può fare un picnic con barbecue.
Le sorgenti di acqua
A dispetto del deserto, il territorio di Salalah è ricco di acque Solo a Salalah esistono 360 sorgenti di acqua, in tutto l’Oman peraltro ce ne sono circa 3000, il che spiega l’antico nome di Arabia Felix.
Nei dintorni di Salalah una bella sorgente millenaria da visitare è Ain Raazat, che nasce dalla “montagna che piange”. L’acqua accumulata nella montagna che sgorga dalla roccia è calda, e rende verde il paesaggio circostante. Ci sono cammelli, mucche e capre che si abbeverano e il paesaggio è molto pittoresco. alcune grotte sul fianco della montagna sono utilizzate dagli omaniti d’estate per fare picnic e grigliate godendo al fresco del buon panorama e riparandosi dalla pioggerellina.
Il parco archeologico di Al Balid
Alle porte di Salalah si trova un altro sito patrimonio dell’umanità, il parco archeologico di Al Balid, che copre 800 anni di storia dell’antica città portuale sulla via dell’incenso, fino all’inizio della dominzione portoghese. Si possono vedere resti di abitazioni, di moschee e magazzini fino alla spiaggia, ed una cisterna di acqua potabile proveniente da un wadi tra le vicine montagne. E’ un parco molto vasto e dispersivo ed è difficile orientarsi ed identificare i vari siti ed edifici senza una guida.
Nel parco è stato creato un Museo del Frankincenso. Qui si possono osservare le varie tipologie di incenso, la storia delle vie commerciali, e ci sono anche sale molto varie tra di loro, dedicate ad es. alla storia del territorio di Salalah fin dalla preistoria, alla storia navale locale, ai meteoriti caduti nel deserto, ai modellini dei forti e degli impianti di irrigazione.
Salalah “la Splendente”
E ora che abbiamo eplorato i dintorni è il momento di girare per Salalah, il cui nome significa “la Splendente”. Si affaccia sull’oceano indiano, ed è sempre stata punto nevralgico della via dell’Incenso e pertanto per millenni al centro degli scambi commerciali del mondo. Ora è una cittadina vivace, e molto piacevole da visitare, meta ambita di turismo nella stagione estiva.
Difficilmente gli omaniti vivono nel centro di Salalah, le loro ville sono tutte fuori. Nelle zone centrali i proprietari sono omanini ma non ci vivono. Durante i mesi della pioggia la città è affollatissima, invasa dal traffico, e la quallità della vita non è buona, i turisti arabi del golfo prendono in affitto le case e i prezzi sono stratosferici. I villaggi e i tour operator che lavorano con gli europei finiscono ad aprile, a maggio è chiusura, poi a giugno aprono per i turisti del golfo a prezzi 4 volte più cari. Gli omaniti stessi in quei mesi affittano le loro ville, o gli appartamenti arredati di lusso, con un affitto giornaliero intorno agli 80 real, 200 euro circa, mentre d’inverno l’affitto mensile è di 200 real.
La città è moderna, ci sono ampi viali fiancheggiati dalle palme. Un simbolo della città è la Torre del Rinascimento, costruita negli anni ’70 come emblema della rinascita economica e culturale del Paese, con una base fissa e pian piano la crescita verso l’alto per step.
La Moschea del Sultano
Il monumento più bello, il cuore spirituale della città è la moschea, moderna (è stata costruita nel 1992) ma molto bella. Per visitare la moschea di Salalah gli uomini devono indossare pantaloni lunghi e le donne maniche lunghe e un foulard sulla testa, le scarpe si lasciano all’ingresso nell’apposito portascarpe.
Superato un cortile porticato, da cui si ammirano le due cupole e i due alti minareti, tutti bianchi, in una creazione architettonica molto ben riuscita, si entra nella grande sala della preghiera.
Nella moschea si pulò ammirare un grandissimo tappeto persiano verde pregiato tessuto da oltre 300 donne iraniane sul posto per adattarlo alle colonne, tenuto sempre pulitissimo, e i visitatori possono camminare su passatoie blu che vengono ogni volta riarrotolate per la preghiera. Un grandioso lampadario swarovski pende dalla cupola, mentre diverse incisioni caratterizzano la decorazione.
Shopping a Salalah
Dpo la natura e la cultura è il momento di scoprire la vivace vita del centro di Salalah, i suoi mercati e le sue vie commerciali. Vedere cosa si vende e si compra è scoprire un pezzo di anima dell’Oman.
Per comprare incenso, mirra e tanti prodotti di bellezza, come il kajal, le saponette al latte d’asina o di cammella, il rossetto blu o verde che diventa rosa e rosso al contatto con le labbra, gli olii profumati per la pelle, occorre recarsi nella zona dei grossisti specializzati, tutti omaniti poichè l’esclusiva dell’incenso è degli omaniti, i prezzi sono molto buoni e viene voglia di tornare con la valigia piena di prodotti.
Nella stessa zona si trovano i grossisti di stoffe e i sarti che confezionano i vestiti locali. Le stoffe più interessanti da comprare a ottimi prezzi sono quelle di cachmere di eccellente qualità.
La via del mercato dell’oro lascia a bocca aperta per la magnificenza non certo sobria ma affascinante dei gioielli esposti nelle vetrine. L’oggetto più sorprendente è la collana nuziale, un gioiello in rete di filigrana che parte dal collo e arriva sotto alle ginocchia, confermo perchè ho potuto indossarne una in vendita per 45.000 euro. E’ il “regalino” che obbligatoriamente lo sposo deve acquistare per la donna, insieme alle altre spese da affrontare a suo carico: non si può certo dire che il matrimonio sia una faccenda da affrontare a cuor leggero.
E’ interessante che nella tradizione omanita l’oro e le pietre preziose sono riservate per legge alla donna e l’argento o le pietre sintetiche come lo zircone all’uomo, segno del grande onore in cui è tenuta la donna. Ad es. la fede nuziale femminile è d’oro e quella maschile d’argento. D’argento sono anche i khangiar, i pugnali omaniti che gli uomini portano alla cintura.
Poi, vicino al grande palazzo del sultano c’è un largo piazzale con il mercato che però è in rifacimento. I proprietari dei banchi sono stati indennizzati dal sultano per spostarli in una struttura nuova che è in costruzione, ed attualmente non sono rimaste molti venditori, ma comunque si possono fare acquisti carini soprattutto di souvenir tipici.
Alle porte della città si estendono grandi coltivazioni di banani e di palme da dattero, e sul bordo della strada banchi coloratissimi di frutta tropicale, dal cocco alle banane piccole e dolcissime, al mango, alla papaya, al passion fruit, alle melograne.
Il mare di Salalah
L’ho lasciato per ultimo, il mare di Salalah, last but not least, come si dice. A Salalah ci sono molti bei resort e alberghi 5 stelle sulle più fascinose spiagge, soprattutto nel quartiere Marina, dove ho alloggiato al Bravo club Rotana.
Le spiagge di Salalah sono bianche, ampie e pulite, spesso all’ombra delle palme, il mare caldo (le temperature stanno tra i 25 e i 27 gradi d’inverno) e ricco di pesci.
D’estate ci sono vere e proprie foreste stagionali di alghe. Ci osno oltre 25 siti dove fare immersionii e snorkeling. La barriera corallina ha un reef molto ricco, con rari coralli viola e tantissimi pesci di barriera coloratissimi, razze, murene e aquile di mare. La cosa che mi ha stupito è la grande quantità di tartarughe marine per niente spaventate dagli umani, si può nuotare con loro e una è anche emersa per cercare di mordere la mia maschera. Tra i punti migliori per le immersioni è la Eagle bay o l’Aquarium, il cui nome dice tutto.
Lo spettacolo più bello però lo danno i delfini, che si spingono perfino sottocosta e in numerosi branchi giocano a saltare e a rincorrersi al fianco delle barche, specie al tramonto. Che posto incantato!