Come molti, sono capitata a visitare Trapani perchè stava lì in mezzo, punto di sosta quasi inevitabile tra San Vito Lo Capo e Scopello con la Riserva dello Zingaro, Erice, i templi di Segesta e Selinunte, Mazzara del Vallo, e luogo di imbarco per Favignana. Non sapevo che avrei trovato una città ricca di tesori d’arte racchiusi in un piccolo centro storico pedonale e animatissimo, con una gastronomia top e con un mare dove si può fare il bagno nell’acqua limpida appena uscendo da casa, senza parlare poi dello spettacolo delle saline.
La conformazione geografica di Trapani , una mezzaluna tra due mari (lo stretto di Sicilia o semplicemente Mediterraneo e il Mar Ionio), creò la leggenda che la città fosse nata dalla falce, in greco Drepanon (da cui Trapani), caduta a Cerere, dea della fecondità. Trapani non è però colonia greca, ma antica città fenicia, risalente al IX secolo a.C., e nella sua storia ha visto tanti popoli avvicendarsi; il suo volto attuale è fortemente influenzato dalla dominazione spagnola.
Ciò che forse mia ha colpito di più del centro storico di Trapani è il susseguirsi di un’infinità chiese e di palazzi nobiliari , spesso di impronta barocca, che testimoniano un periodo di grande ricchezza e che sono in gran parte in stato di forte decadenza.
Questo aspetto tangibile ovunque di città che ha visto tempi di diverso splendore metterebbe malinconia se non fosse controbilanciato dai colori di una vitalità popolare che si è ripresa la scena, i colori di arance e melagrane pronte ad essere spremute, dei cannoli e degli arancini preparati sul momento, delle creazioni di corallo rosso esposte nelle vetrine, delle ceramiche e dei tappeti ericini.
La mia visita di Trapani inizia dal porto, sul lungomare sud intitolato alla Regina Elena, da dove salpano i numerosi traghetti per le isole Egadi e per Pantelleria e le navi per la Tunisia con cui Trapani ha grandi scambi commerciali. In una piazzetta sul lungomare, a ricordo della spedizione dei Mille e della battaglia di Calatafimi, si trova un monumento a Garibaldi, con cui la città ha un rapporto di amore-odio; l’eroe dei due mondi, con un bel leone di bronzo ruggente ai suoi piedi (prima che venisse recintato veniva usato dai bimbi trapanesi come bocca della verità), scruta l’orizzonte al di là del mare, ma è soffocato dalle macchine parcheggiate in maniera caotica.
Mi dirigo verso il centro storico attraverso la via di Torrearsa, pedonale e piena di negozi, su cui si affacciano alcuni monumenti importanti di Trapani.
Sulla destra incontro il primo monumento degno di nota: la fontana di Saturno è una vasca monumentale sormontata dalla statua di Saturno, risalente al 1342, che era collegata ad un acquedotto che serviva la città portando l’acqua dal monte Erice. Dietro alla fontana sul muro sono ornamenti settecenteschi.
Nella piazzetta si affaccia anche la chiesa di Sant’Agostino, appartenuta ai Templari, che ho inutilmente cercato di visitare passandovi a varie ore del giorno, sempre chiusa, come purtroppo molte altre chiese, un po’ per le precauzioni da covid e un po’ per la mancanza di preti o sacrestani che ne curino l’apertura. Posso dirvi però che è una chiesa dall’aspetto suggestivo, con un bellissimo rosone che sembra una trina di pietra bianca.
Peraltro molte antiche chiese hanno facciate abbastanza anonime, che sembrerebbero palazzi allineati con gli altri se non fosse per i portali monumentali, o sono in pessime condizioni. Altre, come Santa Maria del’Itria hanno belle facciate barocche. Tra le tante che ho incontrato nella mia visita di Trapani ricordo san Giuseppe, sant’Alberto, santa Maria dell’Itria, san Domenico, SS.Trinità o Badia Grande, san Nicola, santa Lucia o santa Maria della Catena, san Liberale.
Menzione speciale per la chiesa del Purgatorio, molto amata dai trapanesi perchè vi sono collocate le statue dei misteri, 20 statue del 1700 portate in un’interminabile processione per le vie della città il venerdì santo.
Sempre su via Torrearsa, all’intersezione con il corso Vittorio Emanuele cui fa a sfondo scenografico, è il Palazzo Senatorio, che appunto era la sede del senato cittadino di Trapani, con una facciata barocca a tre ordini, molto decorata con statue (al centro è la madonna di Trapani), fontane, scudi e una grande aquila in cima.
Al suo fianco si trova la “porta Oscura”, la più antica (XIII secolo) delle porte che davano accesso al centro storico, e l’unica sopravvissuta.
Su di essa si trova un orologio astronomico della fine del 1500, che è è un meccanismo complesso che segna non solo le ore del giorno, ma i segni dello zodiaco, equinozi e solstizi, il lunario, la posizione della terra, col bordo blu del cielo.
Andando avanti sino alla fine di Via Torrearsa arrivo alla Piazza del Mercato del Pesce, oggi non più usata a questo scopo, circondata da bei portici e con una fontana di Venere che esce dalle acque. A destra della piazza inizia un lungomare su cui da un lato sono tanti ristoranti, e dall’altro, al di là di piccolissimi lembi di terra a volte sabbiosi e a volte di scogli, il mare molto limpido dove i trapanesi fanno il bagno proprio a due passi da casa.
In uno dei ristoranti sul lungomare ho mangiato un ottimo couscous, il piatto principe della tradizione culinaria trapanese. Questo piatto ha origini berbere e arabe, ma è stato rivisitato come si conviene ad una città di mare: sul couscous viene versato come condimento un brodo di pesce servito a parte con molluschi, crostacei e pezzi di pesce, verdure e zafferano per insaporire. La seconda sera mi sono invece buttata su un altro piatto tipico, le busiate (una pasta corta fatta in casa) von il pesto alla trapanese, che al contrario del cugino genovese, è fatto col pomodoro, basilico e mandorle.
Dal lungomare Dante Alighieri si può raggiungere Corso Regina Margherita, dove si trovano i palazzi monumentali delle Poste, del Comune, della Questura e della Provincia.
Poco oltre si apre il parco della Villa Comunale intitolata alla Regina Margherita, e a fianco nella Piazza Vittorio Emanuele la bella Fontana del Tritone, uno dei simboli di Trapani, recentemente ristrutturata e riportata al suo originario splendore.
Torno indietro sino ad imboccare il corso Vittorio Emanuele, il salotto buono della città, il viale pedonale dove si trovano le principali chiese, le vetrine più belle, tanti bar e ristoranti, le facciate dei palazzi antichi sono ben conservate. Poi, se provo a visitare alcune viuzze laterali, la scena cambia di molto.
Sulla destra, quasi affiancate, si trovano due chiese importanti: la cattedrale e la chiesa dei Gesuiti. La cattedrale è molto bella. Ha una storia antica perchè in epoca normanna, nel 1100, vi sorgeva una chiesa dedicata dai genovesi, di cui questo era il quartiere e che avevano qui una base importante per i loro traffici marittimi, al loro protettore San Giorgio.
In seguito fu dedicata a San Lorenzo, patrono di trapani. Nel 1400 le famiglie nobili fecero a gara nel costruire le cappelle della cattedrale. Ma è solo nel 1700, in epoca borbonica, che la chiesa fu innalzata a cattedrale, fu elevata la cupola e le cupoline, e infine fu rivestita di stucchi e dipinti.
La chiesa dei Gesuiti, costruita nel 1700, rivaleggia con la cattedrale in ricchezza, come spesso accade. La sua facciata è tipicamente barocca, ma il suo interno bianco non risulta troppo carico; mi è piaciuta sull’altare maggiore l’icona di marmo dell’Immacolata Concezione.
Proprio vicino alla cattedrale, in una piccola curata via laterale, si trova il B&B dove ho scelto di alloggiare, il Cantiere dell’Anima. Raramente consiglio alberghi, ma senza alcun rapporto di collaborazione mi sento di consigliarvelo caldamente, per la straordinaria cura delle camere tutte diverse e dipinte e arredate con grande senso artistico, piccola galleria d’arte, e per la grande cortesia dei gestori.
Mentre passeggio sul Corso, cedo a tre tappe culinarie d’obbligo, quelle per un’arancina, una granita con brioche e un cannolo siciliano rigorosamente riempito al momento. Ho provato diversi bar e localetti sul Corso che offrono queste specialità, tutti promossi a pieni voti.
il Corso corre parallelo al mare, ma non vi è un accesso diretto o un lungomare, perchè la città era cinta dalle Mura di Tramontana; l’unico punto da cui raggiungere il mare è la “Porta di Botteghelle”, così chiamata perchè vi erano molte botteghe che vendevano un po’ di tutto.
Entro dalla porta e mi trovo su una piccolissima spiaggetta di sabbia e roccia, non in perfette condizioni come del resto tutta questa zona, da cui si gode però un bellissimo panorama di tutta la mezzaluna di Trapani.
Appena al di là della porta, dove un tempo vi era un piccolo cimitero ebraico vi è un punto dove la devozione popolare, vicino ad un’immagine della Madonna di Trapani, ha posto diverse targhe di ex voto, e vi è la statua moderna della Madonna degli artisti, con un’ancora e anche lì targhe marmoree ricordanti i morti sul mare. Maltenuto ma resta tutto sommato un angolo romantico.
Corso Vittorio all’altezza di Piazza principessa Iolanda cessa di essere pedonale, e poco dopo cambia nome in via Carolina e da qui perde molto del suo interesse; quindi mi sono spostata sul lungomare che qui finalmente esiste, Viale delle Sirene. Una cosa che mi è piaciuta è vedere qui la strada vissuta dagli abitanti della città che nelle calde sere d’estate addirittura si portano sedie e tavolini da mare per chiacchierare in circolo o giocare a carte.
Viale delle Sirene sbocca in Via Torre di Ligny, attraversando una lingua sottilissima di terra che è la punta che divide i due mari; soprattutto sul lato destro, dove inizia la via, si trova una vasca naturale d’acqua riparata dagli scogli, chiamata la Vasca del Parrino, cioè del parroco, perchè vi si bagnava il prete dell’antica chiesetta limitrofa di san Liberale, ancora esistente e molto amata dai pescatori; questi scogli sono frequentatissimi dai bagnanti perchè le acque sono molto pulite, anche se è difficile trovare una sistemazione che abbia un po’ di stabilità.
Questa via finisce nella Torre di Ligny, protesa tra il Mar Tirreno e il Canale di Sicilia. Si tratta di una torre costiera di guardia che risale al 1600 ed era un tempo sormontata da cannoni. Oggi racchiude un piccolo museo di archeologia marina e reperti preistorici, ma soprattutto è suggestiva per la vista che vi si gode.
Ma il mare di Trapani è anche fonte di ricchezza con le rinomate Saline, che costituiscono anche uno spettacolo da non perdere. Il panorama surreale che cattura e affascina sembra tratto dalle terre basse olandesi: specchi d’acqua salmastra, divisi come tanti terreni, che si protendono piatti fino all’orizzonte, 1000 ettari che arrivano sino a Marsala, e qua e là mulini a vento che servono proprio a muovere l’acqua tra le vasche e a macinare il sale.
Il sale affiora pian piano dall’acqua sotto il sole formando uno strato bianco che pare ghiaccio, ed al tramonto tutto si colora di una particolare magica sfumatura di rosa. I mulini riflettono i loro colori nell’acqua in un magico gioco di specchi, mentre molti fenicotteri rosa e uccelli hanno scelto queste acque come loro casa, e si vedono spesso durante il giorno col lungo collo sott’acqua.
Per questa bellezza e unicità naturalistica. le saline sono diventate parco naturale gestito dal WWF. A Paceco, comune vicino Trapani, c’è anche un museo del sale, interessantissimo da visitare. Ci si può arrivare anche con un percorso naturalistico a piedi da Trapani, chiamato “la via del sale”, che costeggia le varie vasche e offre stupendi panorami. Ci si può anche chinare a toccare e raccogliere il sale che affiora per capirne la consistenza. Vicino ai diversi mulini si incontrano bancarelle che vendono piccoli mulini di ceramica che sono curiosi macinini per sale da sfoggiare in tavola, e vari tipi di sale aromatizzato.
La storia delle saline risale all’epoca normanna e all’intuizione di Federico II dell’importanza dell’estrazione del sale per la ricchezza della zona. Federico II impone il monopolio statale sul sale, che era preziosissimo perchè usato per la conservazione dei cibi, quindi più tardi gli Spagnoli rendono Trapani il centro più importante d’Europa per il commercio del sale.
Per continuare il viaggio da Trapani non c’è che l’imbarazzo della scelta. Io vi consiglio, come ho fatto io, di prendere la funivia che dalla città porta su, finalmente al fresco, sul monte dove sorge il bel paese di Erice, che a Trapani è legato come il suo spettacolare balcone, ma che appare assolutamente unico tra i borghi siciliani.